Tutte le donne del presidente nel nuovo governo

da Parigi

Oggi in Francia è giorno di festa a causa dell’Ascensione, ma all’Eliseo il lavoro sarà più intenso che mai. Stamane il presidente Nicolas Sarkozy incarica l’amico François Fillon di formare il governo, di cui sarà primo ministro. Fillon è un gran lavoratore, capace di ascoltare gli altri per poi assumersi le proprie responsabilità al momento della decisione. Dal punto di vista di Sarkozy è un primo ministro ideale, che si consacrerà al lavoro, senza alcun desiderio di fargli ombra.
Com’era chiaro già da tempo, il nuovo governo sarà composto solo da 14 ministri, oltre a Fillon. Sette uomini e sette donne. La più in vista di queste ultime dovrebbe essere la signora Michèle Alliot-Marie, che è stata titolare della Difesa dal 2002 a oggi e che assumerebbe adesso la guida degli Interni, ribattezzato ministero della Sicurezza nazionale. Potrebbe tuttavia restarvi per breve tempo, visto che tra un mese (il 10 e il 17 giugno) i francesi eleggeranno la nuova Assemblea nazionale, di cui proprio la Alliot-Marie potrebbe diventare presidente nel probabile caso di una maggioranza assoluta di centrodestra.
A parte la parità maschi-femmine, la novità principale del nuovo governo dovrebbe risiedere nella presenza di due «ministri d’apertura», che sarebbero Bernard Kouchner agli Esteri e Hervé Morin alla Difesa, ossia rispettivamente un simbolo della sinistra moderata e l’ex braccio destro del centrista François Bayrou. Kouchner è stato in altri tempi fondatore dell’organizzazione «Medici senza frontiere» e ha fatto parte del governo di sinistra di Lionel Jospin come titolare della Sanità. Curiosamente la diplomazia francese continuerà a essere guidata da un medico: il titolare uscente del Quai d’Orsay è Philippe Douste-Blazy, che è un laureato in medicina proprio come Kouchner.
Quanto a Morin, la sua presenza al governo sarebbe - se confermata - un colpo durissimo per Bayrou, assieme al quale ha incalzato nell’ultima legislatura tutti i governi di centrodestra, accusandoli di non essere abbastanza efficaci. Proprio Morin aveva portato i centristi a votare in varie occasioni contro i governi guidati dai più stretti collaboratori del presidente uscente Jacques Chirac.
Tra i «ministri d’apertura» si può inserire anche il nome del probabile timoniere dell’Economia, Jean-Louis Borloo, un ex imprenditore abituato ad avere buone relazioni con i sindacati. Un’altra manager, la signora Christine Lagarde, andrà alla Giustizia a occupare un posto delicatissimo, vista l’aria di tempesta nelle relazioni con alcuni magistrati inquirenti. La vulcanica Roselyne Bachelot andrebbe all’Agricoltura, mentre entrerebbero nel governo le due donne-portavoce di Sarkozy: quella del suo partito (l’Ump) Valérie Pecresse, che assumerebbe il dicastero della Famiglia e anche l’incarico di portavoce del governo, e quella della recentissima campagna elettorale, Rachida Dati, figlia di due immigrati maghrebini, che diventerebbe ministro dell’Identità nazionale e dell’Immigrazione.

Un’altra donna, Christine Albanel, assumerebbe la guida del dicastero dell’Istruzione, che perderebbe però alcune delle proprie competenze a favore di quello della Ricerca scientifica e dell’Università, probabilmente guidato dal savoiardo Michel Barnier. Infine c’è da segnalare un probabile rientro: quello dell’ex primo ministro Alain Juppé, che diventerebbe titolare dell’Ambiente.

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