La crisi è una ruga. Si appoggia sulla fronte di Henry Paulson: vigliacca e profonda. Dentro ci sono gli 850 miliardi di dollari del piano di salvataggio della finanza Usa, cè il domino delle Borse mondiali che cadono una dietro laltra, cè la fatica della politica ad accettare lemergenza. Ci sono dubbi, domande, angosce, speranze. La crisi ora è due rughe, tre, quattro. Il volto di Paulson invecchia in pochi giorni e diventa familiare. Henry, anzi Hank, allimprovviso. Chi era prima? Chi lo conosceva? Segretario al Tesoro americano. Un incarico, non un viso. Ora cè, esiste, appare. Eccolo: Paulson non ha più bisogno del suo ruolo per essere qualcuno per la gente, per noi, per tutti.
È così che funziona: il crac mondiale ha volti sconosciuti che diventano celebri e facce famose che cambiano espressione. Jean-Claude Trichet ha labitudine di chiudere gli occhi quando gli altri parlano. Lo sappiamo adesso che non è più solo il nemico dei mutui, luomo del tasso Bce. Ha gli occhi azzurri e la riga dei capelli che tende a sinistra. È un uomo, non un nome. Un uomo e non unistituzione. Come Alessandro Profumo. Era unentità: un totem intoccabile, un ologramma dai contorni incerti. Il banchiere. Adesso che si strofina gli occhi sotto le lenti mentre parla al cellulare con lauricolare, come uno qualsiasi dei suo dipendenti, è come se fosse un altro. Invece è lo stesso, ma diverso. È la percezione che cambia: dipende tutto dalle foto, dalle riprese televisive, dai frame che raccontano laltalena dei mercati e dei loro protagonisti. Su, giù, alto, basso. Non cè bisogno di sentirlo, Profumo, mentre dice che questa è una «crisi mai vista». La sua smorfia vale di più. Il signor Unicredit è un viso, finalmente. La voce arriva poi, è dettaglio, arricchimento, corollario. Come per Angela Merkel: non servono parole per raccontare le sue giravolte. Doppia faccia, lei. Sorridente con Sarkozy e gli altri leader europei a Parigi. Qualcosa che faceva pensare allaccordo, allunione, alla complicità. No. Perché qualche ora dopo era accanto al ministro delle Finanze tedesco, Peer Steinbrueck, ad annunciare che lei e il suo Paese le loro banche se le salvano da soli, senza aspettare lEuropa. Seria, stavolta. Quasi triste, di fronte al fallimento delloperazione di recupero di Hypo Re.
Poi Stanley ONeal, Richard Fuld, Charles Prince, Kerry Killinger. Dicono niente? Le loro facce hanno raccontato le loro storie, quelle di manager di banche e assicurazioni tramontate o salvate prima dellultimo respiro. «Guardate, questi sono i signori del crac e ora prendono decine di milioni di dollari e di euro per aver mandato in crisi la finanza mondiale». Non contano le sigle, né le qualifiche: i giornali e le tv di tutto il mondo hanno mostrato i loro volti. Questo basta ad avere un capro espiatorio, qualcuno sul quale riversare il proprio rancore: serve limmagine per darci dentro, servono gli occhi, il naso, la bocca, i capelli per potersi incazzare. Quello e solo quello: troppo vago chi parla di sistema, di capitalismo, di vizi. Ci vuole una faccia. Ora che sono arrivate tutte insieme qualcuno ha appagato la voglia di vendetta. Non puoi prendertela con Mark Stevens, limpiegato di Lehman Brothers che esce con il suo scatolone chiuso con il nastro adesivo dalla sede della sua ex società. Ha perso il posto e sorride: camicia celeste, borsa a tracolla, occhiale ombrato. Ha i capelli bianchi e unetà indefinita. È un altro volto, opposto e uguale. È una vittima, un ferito del fuoco amico di questa crisi: lui lavorava per il mondo che lha tradito. Troverà un altro posto, per questo non si dispera: sa che deve solo aspettare, che il capitalismo lo premierà ancora, che lAmerica gli darà unaltra possibilità. Vedi? Elizabeth Rose lha già avuta, forse. Toglie quella mano dalla fronte: ce laveva lì il 15 settembre, il giorno del crollo di Lehman. Lei è la broker simbolo: quante donne ci sono a Wall Street? Camice verde, numero 2114, la curva dellindice Dow Jones che scende alle sue spalle sul monitor del computer. È il volto della sconfitta. Unicona. Non è nessuno, però è tutti: sappiamo che è già stata fotografata più volte per raccontare gli sviluppi in Borsa, sappiamo che sè laureata allUniversità della Virginia, sappiamo che lavevamo già vista da qualche parte: era uno dei volti che commentava i risultati della Borsa per la Cnbc. Sappiamo che il suo nome è arrivato dopo il suo volto e sè trascinato dietro un colloquio.
Giuseppe De Bellis
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