Tutti a caccia dei Koch, i miliardari contro Barack

Tutti a caccia dei Koch, i miliardari contro Barack

Ci sono buone possibilità che in pochi negli Stati Uniti abbiano sentito parlare dei fratelli Koch. Eppure, in questi giorni, televisioni, giornali e siti internet americani non fanno che occuparsi di loro. Di David e Charles Koch, due imprenditori settantenni che in quanto a fortuna accumulata in decenni di attività sono secondi soltanto a Bill Gates e Warren Buffett.
In America sono tutti a caccia dei due ricchi uomini d’affari, che siedono su un conto in banca da 35 miliardi di dollari, o quantomeno di informazioni su di loro. Succede in seguito alla pubblicazione di un lunghissimo articolo del settimanale New Yorker. Pagine e pagine di dettagliata inchiesta raccontano la storia delle Koch Industries, di attività che spaziano dalla fabbricazione di carta assorbente alla raffinazione del petrolio, e delle importanti donazioni dei fratelli Koch a fondazioni e pensatoi di stampo libertario (oltre 100 milioni nel corso degli ultimi 30 anni). In breve, il settimanale indaga sulla possibilità che nell’ombra, i due imprenditori portino avanti una spietata lotta contro tutti i dossier aperti dall’Amministrazione di Barack Obama: dalle tasse alle questioni ambientaliste e la riforma della sanità.
L’inchiesta suggerisce che, attraverso associazioni legate ai fratelli Koch, come l’American for Prosperity Foundation, i due attivi settantenni siano non soltanto finanziatori del movimento anti-fisco dei Tea Party, ma siano soprattutto i burattinai che in anni di finanziamenti a think-tank e fondazioni di ricerca sono riusciti a contagiare la piazza con idee politiche propizie ai loro interessi industriali. Altro che movimento nato spontaneamente dalla frustrazione del ceto medio per un governo sempre più presente e ficcanaso, sarebbe dunque la conclusione.
L’inchiesta del settimanale liberal concede una nuova notorietà mediatica non richiesta ai solitamente defilati fratelli che da mesi cercano di arginare la crescente curiosità della stampa sul loro conto. E mentre i siti liberal parlano dei due uomini d’affari che «hanno dichiarato guerra» a Barack Obama, i blogger conservatori e i sostenitori della destra dei Tea Party gridano già al complotto pre-elettorale. Le elezioni di metà mandato si terranno fra meno di tre mesi. Erick Erickson, sul blog conservatore redState.com, parla di tentativo di attacco della sinistra e di «campagna di Obama» contro chi non è d’accordo con lui.
Dall’altra parte, il sito liberal Huffington post ricorda come qualche mese fa la giornalista televisiva di Rachel Maddow avesse già sollevato, sull’emittente Msnbc, dubbi sulle donazioni dei Koch. E non è stata la sola. Un’altra rivista vicina alla sinistra, Mother Jones, sul suo sito chiedeva perché i miliardi delle Koch Industries, secondo uno studio dell’università del Massachusetts una delle dieci società che inquina di più negli Stati Uniti, finanzino lo Smithsonian, complesso di 19 musei e nove istituti di ricerca. Lee Fang, del Center for American Progress di George Soros, finanziatore dei democratici, sul Boston Globe ha accusato David Koch di aver fornito denaro per organizzare le proteste di novembre contro la riforma della sanità passata dall’Amministrazione Obama. Insomma, i due miliardari non amano che si parli di loro, ma sono da mesi al centro di curiose attenzioni. I fratelli «low-profile», li ha chiamati Ben Smith su Politico in seguito all’inchiesta del New Yorker. I due hanno deciso di rispondere alle sei pagine su di loro attraverso il sito della società, riportando la loro versione dei fatti e accusando il settimanale di aver usato toni negativi e sbilanciati. Nella replica, non nascondo il loro orientamento politico espressamente anti-governativo: «Per più di 40 anni - è scritto - le compagnie della Koch, la famiglia e le loro fondazioni si sono pubblicamente dedicate a rendere il mondo un posto migliore.

Sfortunatamente, i due partiti negli ultimi anni hanno difeso politiche governative e spese che minacciano le fondamenta economiche delle nostre famiglie, compagnie e del Paese». E a maggio, i due fratelli Koch avevano negato d’essere sostenitori ideologici e finanziari dei Tea Party.

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