Tutti con il «cacciatore» Largo a Huntelaar per dimenticare Pato

Lo chiamano il cacciatore non per la somiglianza con un marine, responsabilità diretta di quel taglio militare che lui sfoggia persino con orgoglio. Klaas Jan Huntelaar, olandese biondo di 26 anni, non ricorda certo il primo Robert De Niro, non ha nemmeno dimestichezza con i revolver per giocare alla roulette russa, ma s’intende e molto di gol e di gol che pesano, quelli che possono orientare una stagione intera. Come dimostra la sua carriera scandita, tra Ajax, Real Madrid (appena 8) e Milan, da una lotta contro il tempo per meritarsi il credito legittimato dai numerini del suo curriculum. E d’altro canto Klaas Jan Huntelaar, detto il cacciatore per la tecnica degli agguati in area di rigore, sembra piuttosto un salmone, esperto nel risalire le correnti più forti e nell’impadronirsi del proprio destino. Come fece quella notte a Catania passando da mistero buffo a bomber decisivo nell’uno-due sui titoli di coda.
Da allora Huntelaar, ragazzo di poche parole (in corretto inglese), ha scalato posizioni, è riuscito a mettere la sordina persino su Pippo Inzaghi, che a Milanello è più di una icona, ha soppiantato Borriello contro l’Udinese ed è diventato un credibile candidato per rimpiazzare Pato anche all’Old Trafford, mercoledì sera, la notte del giudizio universale per Leonardo e i suoi. Lui, Leo, dal primo giorno custode della fede religiosa rossonera, ha colto l’occasione del ritorno a casa nella notte di sabato, in aereo, per ricordare a tutti, uno a uno, da Abbiati fino a Ronaldinho, la sua idea fissa. «Dai che possiamo farcela» ha ripetuto passando in rassegna i suoi, di fila in fila, reduci da quell’avvilente zero in condotta, due punti preziosi evaporati per la mira discutibile di Huntelaar, oltre che di Ronaldinho e di Borriello.
Così, nella previsione scontata del mancato utilizzo di Pato (forse neanche convocato dopo il controllo di questa mattina, solo Seedorf, nonostante sia ancora alle prese col dolore all’anca, può sperare in una panchina), il Milan e Leonardo non indietreggiano di un solo centimetro. E pensano di riproporre nella tana di Rooney lo stesso tridente che ha messo spalle al muro Claudio Ranieri senza riuscire a buttarlo giù. Huntelaar il cacciatore ha certo bisogno di un gol che pesa e decide per completare la rincorsa contro corrente, cominciata addirittura con la richiesta di lasciare Milanello, a gennaio. Nessun rimpianto per la sbavatura di sabato notte, a porta spalancata. «Ha avuto paura della pedata di Burdisso» riferiscono a Milanello dopo aver ottenuto dall’olandese una spiegazione al volo. Nessuno può e deve pretendere che Huntelaar sia Marco Van Basten solo perché, in anni più recenti, ha vestito la stessa maglia dei lancieri prima di sbarcare a Milanello.
Le imprese disperate, rimontare il Manchester nel suo stadio avanti col 3 a 2 griffato a San Siro, hanno bisogno della beata incoscienza di ragazzoni allevati sui campi sempre verdi dell’Olanda dove i pronostici scontati contano poco o non contano affatto. Perciò Leonardo, senza la sua freccia migliore a disposizione, Pato, frenato da calcoli saggi (i rischi di una ricaduta sono eccessivi), si ritrova a suo agio alla guida del plotone di giovanotti pieni di speranze e di sogni proibiti, tipo Bonera e Thiago Silva, tipo Antonini e Huntelaar, per non scomodare i mostri sacri, tipo Nesta e Pirlo, Ronaldinho, che pure sono chiamati a incarnare lo spirito berlusconiano più autentico.


E magari non è nemmeno escluso che la prova super di Flamini a Roma possa diventare la chiave di volta per premiare il francese confermandolo al fianco di Pirlo e Ambrosini a sostegno del trio d’attacco, lasciando fuori dalla notte di Manchester due pezzi da novanta come Gattuso e Beckham.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica