nostro inviato a Londra
«La maggior parte delle volte, il lavoro dei giornalisti è scovare le informazioni che altri non vogliono siano scovate». Les Hinton, ex presidente della News International a Londra (il principale editore di quotidiani inglesi) ora numero uno della Dow Jones & Company e del Wall Street Journal a New York, lo disse durante un’audizione davanti a un comitato della Camera dei Comuni britannica. Se avesse aggiunto «con qualsiasi mezzo», intercettazioni abusive e spiate comprese, questo uomo di fiducia di Rupert Murdoch avrebbe chiuso il cerchio. Notizie con ogni mezzo e a qualsiasi prezzo: il settantottenne Squalo australiano non è uno che bada a spese.
Le notizie lecite costerebbero molto meno, perché agli stipendi dei giornalisti non bisognerebbe aggiungere il «fee» degli investigatori privati, gli indennizzi da versare agli spiati e il conto degli avvocati. Ma Murdoch non ha di questi problemi. Il suo segreto, messo a punto nella capitale del Regno Unito ed esportato in tutto il mondo, è: news e storie a getto continuo e a tutti i costi. Conta la quantità, e spesso la qualità è un accessorio: quando mise piede al Wall Street Journal, il giornale più prestigioso del suo bouquet, ebbe quasi uno choc. «Leggono i pezzi almeno cinque volte, poi li mandano a una redazione di 150 persone che controlla ancora le fonti, le citazioni, tutto: è un miracolo che vada in edicola», raccontò una volta.
Adesso che possiede il primo gruppo editoriale del pianeta, un impero tentacolare che raccoglie stampa, tv, cinema e web (Myspace), si può dire che il modello è lo stesso. Il tabloid. In Gran Bretagna è il mezzo di comunicazione più agile e potente, quello che lancia le storie da copertina, impone l’agenda, elegge i politici, cambia la cultura. È il segreto del successo del Sun, la sua creatura prediletta (e che non conosce crisi) e del settimanale News of the World, quello finito nell’occhio del ciclone per lo scandalo delle intercettazioni illegali. Prodotti confezionati per il maschio della classe media, elaborati con una miscela di aggressività, fotomodelle, sport, informazione, giocosità. Ricetta perfezionata nell’ultima creatura di Murdoch, Fox News, diventato in pochi anni il più forte concorrente della Cnn: un tabloid sul piccolo schermo.
La realizzazione dei prodotti è affidata a un pull di persone che gli sono totalmente fedeli. Li descrive Michael Wolff in un libro diventato in pochi mesi un bestseller negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, «The man who owns the news» (il padrone delle notizie), un volume di 450 pagine non ancora stampato in Italia. «Essi sono la sua arma, il suo divertimento, la sua idea romantica, il suo personale “fottiti”», scrive Wolff. Molti dei favoriti di Murdoch erano sull’orlo della disoccupazione e gli devono tutto. Quando Rebekah Wade, attuale direttrice del Sun e prossimo numero uno della News International, uscì da una nottata in guardina per aver picchiato il marito, il magnate era ad attenderla alle 8 nel suo quartier generale per la riunione mattutina. Richard Johnson (che ebbe pure un arresto perché guidava ubriaco), direttore del gossipparo Page Six, confessò sullo stesso giornale una lunga lista di errori deontologici e abusi di potere: il giornale era stato usato per corrompere, minacciare, consumare vendette.
Leggendarie sono le «performance» di Col Allan, direttore del New York Post che Murdoch considera un genio. «Senza notizie - racconta Wolff - Allan prende un lancio qualsiasi dell’agenzia Ap, gli monta un titolone, gli affianca una foto terrificante ed ecco una crisi perfetta. In Australia un leggero aumento del reddito delle donne non sposate diventa “Nazione di bastardi”. Il voto di Francia, Germania, Russia e Belgio contro la risoluzione Onu sulla guerra in Irak divenne “l’asse delle faine”». E poi c’è il cronista di News of the World, Clive Goodman, arrestato nel 2006 a Londra e processato per aver intercettato i telefonini di centinaia di vip con l’aiuto dell’investigatore privato Glenn Mulcaire.
La strategia editoriale di Murdoch è quella del bastian contrario. «In politica e negli affari ha bisogno di un nemico, o almeno di un chiaro oppositore che può demonizzare», precisa Wolff. I suoi punti fissi sono commercio libero, detassazione, deregulation; sul resto vige il pragmatismo. In Gran Bretagna è stato sia con la Thatcher sia con Blair per poi virare di nuovo verso i conservatori, al punto che a Londra si dice siano stati i laburisti caduti in disgrazia a fare uscire le notizie sulle intercettazioni (lanciate, guarda caso, da un giornale di sinistra come il Guardian).
In America, invece, osteggiò Clinton ma ora appoggia Obama: sua moglie Wendi ha raccolto denaro per la campagna elettorale a Los Angeles e altrettanto ha fatto la figlia Liz nell’elegante quartiere londinese di Notting Hill. Il motivo di tanto fervore? «Fa vendere più giornali».
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