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Tutti con Obama sulla riduzione delle armi atomiche Verso un accordo

Le armi nucleari, sono loro a tenere banco nelle discussioni a Lisbona. Si parla sia delle armi strategiche di Stati Uniti e Russia, capaci di distruggere il pianeta, sia delle più piccole bombe nucleari tattiche, queste ultime, americane, ancora presenti nei Paesi Nato europei, anche in Italia. Il presidente americano Barack Obama sta cercando di ottenere il massimo supporto internazionale per vincere una battaglia interna: ottenere dal Senato la ratifica del trattato per la riduzione degli armamenti strategici New Start, firmato da Stati Uniti e Russia e ora ostaggio di alcuni senatori repubblicani. Il New Start deve prendere il posto del precedente trattato Start I, scaduto a fine 2009, nonché del Trattato di Mosca del 2002. Il nuovo accordo sancisce una riduzione del numero delle armi nucleari strategiche, 1.550 per parte, con 700 vettori tra missili, bombardieri e sottomarini per recapitarle. Una taglio di oltre il 30% rispetto ai livelli attuali. A volere la ratifica del trattato entro fine anno sono davvero tutti, a partire dagli alleati Nato. Gli stessi militari statunitensi vogliono il trattato, perché consente di ridurre gli arsenali e relativi i costi, dando poi un serio impulso agli sforzi di Obama in favore del disarmo atomico. Il trattato farebbe felice la Russia, che non ha i soldi per rinnovare le sue armi atomiche e che in cambio sarebbe disposta a collaborare per fermare i progetti militari nucleari dell’Iran. La Nato si unirà dunque a Obama in questa campagna, ma il presidente intanto sta trattando un compromesso: ha offerto al senatore dell’Arizona John Kyl di aumentare gli investimenti per aggiornare le armi atomiche statunitensi. Solo che per ora l’accordo non si vede e senza New Start la nuova politica di collaborazione con la Russia rischia di essere affossata.
Al vertice Nato poi si deve discutere la richiesta di diversi Paesi europei agli Usa di ritirare dal Vecchio continente bombe nucleari da aeroplano, presenti in Italia come in Germania e Olanda. Un primo passo in questa direzione era stato respinto, anche grazie all’Italia. Ora se ne riparla. Queste bombe non sono vestigia della guerra fredda, ma forniscono ancora un minimo deterrente all’Alleanza nei confronti dei nuovi attori nucleari nonché un «legame» atomico con il deterrente statunitense. Francia e Gran Bretagna non ne hanno bisogno, hanno propri arsenali. Gli altri Paesi europei vorrebbero disfarsene. Un compromesso potrebbe prevedere una ulteriore riduzione numerica e un ritiro graduale. Infine la Nato deve anche decidere come potenziare le proprie attività in materia di contro proliferazione e non proliferazione nucleare e missilistica.

Perché a dispetto del futuribile scudo antimissile, sarebbe meglio impedire che le armi nucleari si diffondano.

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