Tutti pazzi per i saldi: partenza col piede giusto

La Confesercenti indica un incremento degli acquisti pari al 10 per cento rispetto all’esordio dell’anno passato

Francesco Bisozzi

È iniziata la festa. Ieri sulle vetrine dei negozi sono finalmente comparsi i cartelli con la scritta «saldi». Parolina magica che, simile al richiamo di una sirena, calamita nelle vie dedicate allo shopping una folla frenetica di persone, dando il via a una corsa al risparmio dove non si bada per forza alla qualità. Unico intralcio, il sole cocente. Non stupisce quindi che si sia registrata una maggiore affluenza nelle ore del mattino e del tardo pomeriggio.
A guardare la gente che sfilava da un negozio all’altro si aveva quasi l’impressione che si trattasse di una gara. Il primo giorno l’imperativo è tagliare il traguardo per primi, così da non correre il rischio di non trovare quel capo che si è tenuto d’occhio per l’intera stagione. «Quando manca una settimana ai saldi - si è soffermata a spiegare Raffaella mentre era in fila da Clark a viale Marconi - vengo qui a fare un giro per vedere con più calma cosa m’invoglia. Poi torno e acquisto per me e mio marito quello che avevo adocchiato in precedenza». La gente dunque non entra solo per dare sollazzo agli occhi ma anche per comprare. «Contiamo molto su questi saldi - ha precisato un esercente di via del Corso - perché la stagione non è stata affatto brillante. Speriamo ora di coprire almeno un poco le perdite».
A Prati, in via Cola di Rienzo, i commercianti non sembravano avere di che lamentarsi. «Per ora la gente ha risposto bene - hanno affermato da Benetton -. Quando abbiamo aperto fuori c’era già la coda, in tutto saranno state una trentina di persone». Soddisfatti anche da David Mayer: «L’affluenza è buona. Siamo grosso modo in media con lo scorso anno». Alcuni però si sono lamentati dello sciopero dei trasporti: «Indubbiamente ha influito - si sono sbilanciati quelli di Stefanel - l’anno scorso il primo giorno c’era molta più gente». Gremiti, malgrado il blocco dei mezzi, i punti vendita delle grandi firme della moda italiana sparsi tra via del Corso e piazza di Spagna. Ai romani si sommavano grappoli di turisti desiderosi di approfittare dell’occasione: bastava affacciarsi da Trussardi in via Frattina o da Moschino in via Borgonona per notare un viavai incessante di giapponesi e americani attratti dall’idea di poter fare dei buoni affari.
Ottimista il segretario della Confesercenti di Roma Walter Giammaria: «Secondo i primi dati a disposizione, gli acquisti sono incrementati del 10 per cento rispetto all’esordio della scorsa stagione». Qualche voce fuori dal coro tuttavia si è levata. Annamaria, proprietaria di un negozio d’abbigliamento maschile in via del Corso, si è stancata di questo mestiere: «Alcuni commercianti non si fanno scrupoli e prendono in giro le persone ingigantendo i saldi oltre ogni limite. Nessuno può permettersi di fare uno sconto pari all’ottanta per cento e chi lo fa dà una fregatura. Questo discorso penalizza i più onesti. Inoltre così facendo si distoglie l’attenzione della gente dalla qualità del prodotto, insegnandogli a fare caso solo al prezzo scontato».

E c’è chi, lo sguardo già rivolto al futuro, teme la liberalizzazione delle licenze e delle vendite promozionali: «Secondo me - ipotizza Carlo, un negoziante di via dei Giubbonari - andrebbe a incidere in maniera negativa sulla qualità della merce e sulla professionalità di chi fa questo mestiere».

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