Si è sempre saputo che i servizi segreti militari di Sua Maestà Britannica, noti come MI6, fossero sin dalle origini un covo di cervelloni dotati di inventiva e di buona penna. Basti dire che tra gli ex agenti figurano Ian Flemming (il creatore di James Bond) e John LeCarrè (La spia che venne dal freddo, Chiamata per il morto...).
Ora però lintelligence inglese si è conquistata la palma dellaccolita di spioni più letterata del mondo. È arrivata, infatti, la conferma ufficiale: gli scrittori Graham Greene, Arthur Ransome, Somerset Maugham, Compton Mackenzie e Malcolm Muggeridge lavorarono tutti, chi più chi meno, per lMI6. Dopo le voci circolate per decenni, soprattutto su Greene, arriva per la prima volta unammissione ufficiale del loro effettivo arruolamento. La notizia che accredita Greene, Maugham e gli altri come 007 è pubblicata nel volume MI6: the The History of the Secret Intelligence Service 1909-1949, scritto dallo storico Keith Jeffery della Queens University di Belfast, presentato ieri come la prima storia «ufficiale» (in questambito dove nessuno dice mai la verità le virgolette sono dobbligo) della più antica delle moderne agenzie di controspionaggio.
Per vergare il saggio, un tomone di 800 pagine, il professor Jeffery ha potuto consultare, primo e unico studioso, gli archivi storici dellMI6 fino ai primi anni della Guerra Fredda (quelli dei decenni successivi sono ancora secretati). Dalle carte risulta che lMI6 arruolò Greene e gli altri per le loro ampie conoscenze, per la facilità con cui avvicinavano personaggi noti e con cui viaggiavano, anche in piena Seconda guerra mondiale. Una cosa però è certa: non bastarono tutti questi cervelloni a prevenire linfiltrazione del comunistissimo Kim Philby.
Ma non solo letteratura. Il libro rivela anche intrecci hot (un ex capo dellagenzia segreta, Claude Dansey, fu sedotto da «Robbie» Ross, che amava presentarsi come il primo amante del drammaturgo irlandese Oscar Wilde) e smentisce alcune leggende, come il coinvolgimento dellMI6 nellassassinio del famigerato monaco russo Rasputin, nel 1916. Secondo Jeffery, intervistato da The Guardian: «Non ci sono tracce di questa vicenda che coinvolse la corte degli zar negli archivi dellMI6, io non ho trovato niente di significativo».
Una chicca però è emersa per quanto riguarda lItalia: un parente del conte Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri italiano e genero di Mussolini, lavorò come informatore dei britannici e venne considerato dal Foreign Office «una valida fonte dinformazioni sul fronte politico». Linformatore rientrava nei ranghi della «Organizzazione 22000», una delle sezioni del SIS incaricata di «infiltrare la Germania e lItalia».
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