Tutti spiati

Avanti un altro. E un altro ancora. E poi ancora tantissimi altri. Nel calderone dell’inchiesta fiorentina sugli appalti del G8 finisce dentro chiunque. Perché coinvolto direttamente negli accertamenti del Ros sugli appalti «pilotati», come i vertici del Pd toscano (il presidente della Regione, Martini, il vicepresidente Gelli, il presidente della provincia Renzi, il capodigabinetto del presidente della regione Cirri, il capogruppo dei Ds in Comune, Formigli, l’assessore Gianni Biagi e via discorrendo) perché citati de relato o perché pizzicati a parlare con qualcuno degli indagati. Come l’attore-produttore Andrea Occhipinti più volte citato nelle informative, come quando con l’imprenditore Anemone «accennano a un film che è stato presentato al festival di Venezia con la partecipazione come protagonista dell’attore Lorenzo Balducci» figlio di Angelo, l’uomo nero dell’inchiesta secondo i pm. Di attore in attore, dopo essere passati per la Falchi e per le citazioni su Agostino Saccà, nelle conversazioni registrate spunta Patrizio La Bella, attore, «che il pomeriggio del 12 gennaio - scrivono i carabinieri - conferma ad Angelo Balducci che, grazie ad amici comuni, avrà la possibilità di vedersi con il giornalista Fabrizio Gatti» autore di alcuni articoli su L’Espresso in merito agli appalti sospetti. Oltre al procuratore aggiunto Achille Toro fioccano i nomi dei magistrati citati nell’inchiesta. Si va dall’ex presidente di sezione della Corte dei conti, Salcetta (vedi l’articolo in alto) dai mille contatti e dalla frequentazione con Luisa Todini, imprenditrice umbra e parlamentare Pdl. Fino all’avvocato Patrizio Leozappa, conosciuto al Ros più che come legale, come il genero del magistrato Pasquale Delise, presidente del Tar del Lazio. Salta fuori anche Settembrino Nebbioso, capo di gabinetto del ministro Alfano e «da contattare» tramite un avvocato anche il gip Pavone. E che dire dell’ermellino Giuseppe Tesauro, membro della Consulta, «attenzionato» per la coop immobiliare sulla quale hanno interessi varie persone, a cominciare da Antonio Di Nardo, imprenditore ritenuto dal Ros vicino ad ambienti criminali. Poi c’è Carlo Malinconico, già segretario della presidenza del Consiglio: è tirato dentro per alcuni soggiorni pagati dall’imprenditore Anemone all’hotel Pellicano all’Argentario (Malinconico sostiene di invece essere in grado di dimostrare di averli pagati di tasca sua). Il Ros si preoccupa di sottolineare l’intercettazione fra Angelo Balducci e «Manlio Strano, segretario generale presso la presidenza del Consiglio che a far data dal 9.4.2009 ha sostituito il professor Mauro Masi» passato alla Rai e immortalato nelle foto allegate all’informativa dei carabinieri anche con signora. Di grand commis ne spuntano diversi: a pagina 302 del 12esimo faldone c’è spazio per un’altra intercettazione di Balducci, stavolta con Salvo Nastasi, capo di gabinetto del ministro Sandro Bondi, a sua volta pluricitato in tutti e 20 i faldoni dell’inchiesta. E poi anche Claudio Iafolla, braccio destro del ministro Altero Matteoli (recordman di citazioni insieme a Denis Verdini) finisce fra gli intercettati, e pure lui con l’onnipresente Balducci. Il nome dell’imprenditore delle scarpe Della Valle esce leggendo intercettazioni altrui riferite agli albori dell’inchiesta fiorentina. E in circostanze assolutamente marginali, ovvero in una chiacchierata fra persone intercettate, si fa addirittura il nome di Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. In situazioni analoghe emerge dai fondali dell’inchiesta il nome dell’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, capo della Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unione europea, e del collega Umberto Vattani, citato di striscia dal giudice Salcetta. Mentre scendendo di livello, c’è un consigliere comunale romano spesso pizzicato dalla procura di Firenze: Antonello Aurigemma, area centrodestra, come l’assessore all’Urbanistica del Campidoglio, Marco Corsini. Fra i nomi di spicco ecco il governatore calabrese Agazio Loiero, in contatto con Balducci e con l’ex senatore Franco Covello quale vicepresidente dell’Istituto di Credito Sportivo. Ma la vera chicca è contenuta nell’intercettazione fra Diego Anemone e Umberto Masci, del maggio scorso, nella quale il primo fa capire «che è estremamente importante incontrarsi con Marina... quella rossa», facendo riferimento a successive conversazioni intercettate, «a Marina Ripa di Meana, suocera di Malagò Giovanni che ha in uso l’utenza 335566(...) intestata a Samocar Sport auto Roma, presidente del Comitato organizzatore dei mondiali di nuoto Roma 2009 e presidente del noto circolo Canottieri Aniene interessato a lavori di implementazione nell’ambito dei mondiali di nuoto Roma 2009, coniugata con Carlo Ripa di Meana presidente, dal 14.06.2007, della Sezione di Roma di Italia Nostra che è l’associazione ambientalista che ha presentato un esposto denuncia contro il Salaria Sport Village».

Ci sono pure i virgolettati: «Hai visto tu... quella signora... quella rossa... che mi hai detto che il marito stava fuori a Todi, ma quando torna? Mi raccomando non è importante... è importantissimo». Ci mancava solo il «giallo» di Marina la «rossa».

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