Tutti sugli attenti all’appello pro-Travaglio

Caro Granzotto, è forse probabile, diamolo al venti per cento, un abbassamento del tono in politica (esclusa ovviamente l’Italia dei Valori), ma da quanto leggo non mi pare che quello della stampa antiberlusconiana si sia abbassato di un solo micro decibel. L’attentato al presidente del Consiglio è già stato ridotto a modesto incidente, a un incerto del mestiere, e la campagna d’odio continua martellante.
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A Largo Fochetti i repubblicones sembrano aver addirittura perso la trebisonda, caro Cucci. Ma lo sa che per aver detto «Prosperini è persona limpida» sono arrivati ad accusare Formigoni di essere «contro i giudici»? Ma si può essere più invasati di così? Vedere attacchi alla magistratura ogni due per tre? Sarebbe come se Formigoni si trovasse a cena con un sostituto procuratore. Passa il cameriere e chiede: «Il vino?». «Rosso», risponde ovviamente il magistrato. «Bianco!», replica Formigoni. E l’indomani la Repubblica titolasse che Formigoni è contro i giudici. Questo per darle un’idea, caro Cucci, dell’aria che tira nel bunker dei repubblicones. Nelle trincee del Fatto, ovvero del foglio delle procure, si respira invece un clima da «Qui si fa l’Italia o si muore». Fortuna che i toni gladiatori e gli atteggiamenti, da «guapp’ e cartone», ammosciano il climax riducendolo a comica, sennò, magari, ci si sarebbe anche potuti preoccupare un pochino. Pensi che appropriatisi di uno dei ronzini di battaglia della Repubblica, hanno tirato fuori anche l’appello. Il «la» lo ha dato una fattones di rango, Barbara Spinelli, lanciando il grido di dolore: «Salvate il soldato Travaglio» dalle grinfie di Berlusconi. Perché senza Travaglio, proseguiva la Spinelli vestendo i panni per lei non insoliti del barone di Münchhausen, «ci sarebbe molto buio sulla storia italiana che si sta facendo in questi anni». Poteva restare indifferente la meglio società civile? No, non poteva. Ed ecco infatti farsi sotto la solita e un po’ arrugginita pattuglia dei firmaioli in servizio permanente effettivo: Giorgio Bocca («Ci sono forti analogie con l’incendio del Reichstag, che ha portato alle leggi speciali»); Andrea Camilleri («Sento un bruttissimo tanfo di fascismo»); Dario Fo («Siamo davanti a una curva pericolosa»); Margherita Hack («Se c’è una persona che in Italia ha instaurato il clima d’odio è proprio il premier. Io lo disprezzo perché lui disprezza le istituzioni»); Gad Lerner («Mi fa pensare», ovviamente Berlusconi, «a Mussolini»); Antonio Tabucchi (per il quale l’aggressione a piazza Duomo non è altro che un «deplorevole incidente»); Nicola Tranfaglia («Mi ricorda quello che fecero i fascisti nel tempo della conquista del potere»); Giovanni Sartori («Durante il fascismo era normale»). Poveri Venerati Maestri, per far da stampella alla loro indignazione troveranno mai un riferimento che non sia il fascismo? Non so, mettiamo lo stalinismo, che è pure coevo? Almeno i firmatari a seguire un po’ di immaginazione la mostrano. Maria Rita Angelucci, ad esempio, tira in ballo Luther King.

C’entra come i cavoli a merenda, però «fa tendenza»; Alessandro Pivatello reclama Travaglio direttore del Tg1, mentre Massimo Alchieri lo vorrebbe ministro della Giustizia; ispirandosi ai Baci Perugina, Massimo Ercolani manda a dire al martire «Grazie di esistere»; Giampiero Abbiate rispolvera l’apocrifa fanfaronata di Voltaire; Piero Mortillaro si affida al Signore Iddio; Nicola dal Prà, un «sincero democratico», un signore, scrive che lui il Giornale lo usa solo «per pulire la merda del cane», mentre Ido Turcati avanza l’ipotesi che il Berlusca voglia imbavagliare Travaglio con una bandana. E avanti così nel frusto e inflazionato rituale dell’appello, solo per poter poi scrivere: tot decine di migliaia di «sinceri democratici» stanno con Marco Travaglio. Embé? Tanto piacere.

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