Igor Principe
Per uno che è nato a Rozzano, il Forum di Assago è a un tiro di schioppo. E ha l'odore di casa, anche se il confine del comune di Milano tiene dentro il primo e fuori l'altro. Biagio Antonacci, a Rozzano, ci è nato. Era il 9 novembre 1963.
Ha il sapore di un compleanno in famiglia, dunque, il bis di concerti che il cantautore terrà stasera e domani al succitato Forum. Solo che gli invitati non sono mamma, papà, parenti e qualche amico, bensì 24mila fan, equamente divisi nei due spettacoli e sufficienti a far scrivere sui manifesti quelle due parole cui ogni artista tiene tanto (anche chi non l'ammette): sold out, tutto esaurito.
È un attaccamento reciproco, quello tra Antonacci e la sua città. Da tempo vive a Bologna, dove il 17 novembre concluderà il tour di Convivendo, la sua ultima fatica discografica. Ma i ricordi che lo legano a Rozzano si intrecciano a formare radici tanto forti quanto profonde. Episodi di un'infanzia e di un'adolescenza vissuta - per dirla con il suo collega Eros Ramazzotti - ai bordi di una periferia che non è mai stata una gabbia da cui scappare, quanto un serbatoio di sogni da far diventare realtà.
Il sogno era la musica, Biagio l'ha realizzato e consolidato. A quarantadue anni spaccati, ha la maturità di chi può permettersi una scaletta di ventisette canzoni e un'autorità tale da porsi come modello per le leve emergenti. Capeggiate da quel Simone Cristicchi che quest'estate ha allegramente tormentato le vacanze degli italiani con Voglio cantare come Biagio Antonacci. Il destinatario l'ha presa bene, tanto da invitare il giovane collega in uno dei suoi show. Segno che la lezione imparata a Rozzano è quella di chi ti impone di tenere i piedi per terra e di non dimenticare cosa significhi essere un cantautore esordiente.
Convivendo tour sbarca ad Assago come un successo annunciato. Il disco ha venduto oltre un milione di copie, e buon riscontro di vendita ha avuto anche il dvd Convivo, tratto dai concerti che Antonacci ha tenuto il 2 e 3 aprile scorsi proprio al Forum. Luogo che, quindi, lo carica di un'energia particolare. Rispetto a quelle scalette, ci sarà qualche cambiamento. Ad ogni modo, nulla di sostanziale rispetto ad una struttura che necessariamente contempla i suoi grandi classici: Se io, se lei, Iris, Mi fai stare bene, Non parli mai, Non ci facciamo compagnia, Se è vero che ci sei. In aggiunta, ci sarà Vivimi, scritta per Laura Pausini e mai incisa da Biagio, costretto però a proporla sull'onda di una richiesta quasi plebiscitaria da parte dei suoi fans.
Immutato tutto ciò che costituisce il resto dello spettacolo. L'impianto scenico, realizzato dallo stesso Antonacci, è una pedana trasparente che stilizza una figura umana riproducendo il logo adottato dall'artista come suo simbolo. La calcheranno Saverio Lanza (chitarra e pianoforte), Eugenio Mori (batteria), Silvia Baraldi (percussioni e tastiere) Alex Class (basso e contrabbasso) e un quartetto d'archi, pronto a ricamare con la melodia un pop che talvolta, come nel brano Liberatemi, flirta con la ruvida potenza del rock.
Dopo Milano e prima della chiusura bolognese, c'è ancora una data a Forlì, il 12 novembre. Poi Antonacci staccherà per un po'.
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