Tutto Nureyev in un docu-film

Ciak, si danza: gli amici raccontano Rudy. Splendori e virtuosismi del «tartaro volante» rivivono sul grande schermo con Rudolf Nureyev alla Scala realizzato da Dino e Claudio Risi per raccontare luci e ombre di un nume tutelare della danza: dal debutto di Nureyev in Italia, passando per i trionfi internazionali, fino ai giorni del commiato parigino. La pellicola, punteggiata da sequenze inedite tratte dai balletti più famosi del repertorio classico musicati da Tchaicovski, Chopin, Handel, Prokoviev e Bach, sarà proiettata questa sera alla Casa del Cinema (ore 21) in occasione dei 70 anni dalla nascita del più grande danzatore del Novecento. Nato il 17 marzo del ’38 nello scompartimento di un treno - la Trans-Siberia Express - allievo dal ’55 alla rigida scuola del Kirov Ballet e rifugiato a Parigi il 17 giugno del ’61, Nureyev fu un artista carismatico e geniale che ebbe con la Scala di Milano un rapporto privilegiato, fatto di amicizie di lunga data e di luoghi familiari - come la passeggiata di Galleria Vittorio Emanuele o piazza della Scala dove orde di fan e di curiosi lo assalivano per chiedere un autografo o semplicemente per salutarlo. Soprattutto, la Scala fu per Rudy «la casa», il luogo fertile in cui danzare e creare coreografie, dirigere produzioni, segnando con la sua presenza magnetica e il forte carisma lo stile del Corpo del Ballo scaligero. La straordinaria favola del «tartaro volante - stroncato dall’Aids - rivive sullo schermo in tutto il suo splendore grazie alle immagini inedite tirate fuori dagli archivi della Scala. Sequenze alle quali si sovrappongono ricordi e aneddoti di amici e colleghi (Maurice Béjart, Carla Fracci e Roberto Bolle, e poi Milva, Anna Razzi, Liliana Cosi, Luciana Savignano, Fernanda Pivano, Beppe Menegatti, Ottavio Missoni).

Alla Casa del Cinema si potranno ammirare inoltre gli scatti di Cecil Beaton e i bozzetti di Richard Money che narrano la storia di un successo (artistico e umano) stratosferico. Foto che hanno contribuito ad alimentare la leggenda di Rudolf Nureyev.

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