Il conto alla rovescia è iniziato. In un febbraio che sarà di certo da ricordare. Una manciata di giorni fa è salita per la prima volta su un palco della capitale - e non uno qualsiasi: l'Auditorium Parco della Musica concepito, tra l'altro, da un altro ligure eccellente, Renzo Piano - per «Generazione X», accompagnata dalla chitarra di Fausto Mesolella (Avion Travel) e dal basso di Beppe Quirici, suo produttore e di artisti del calibro di Fossati, Gaber e Vanoni. E adesso, un attimo dopo, mancano solo pochi giorni a un appuntamento che non esita a definire «una svolta»: il palcoscenico del Teatro Ariston. Perché lunedì 25 febbraio Maria Pierantoni Giua - al secolo, semplice e sbarazzina, Giua - è attesa nella vetrina per antonomasia della canzone italiana, il Festival di Sanremo. E mentre tutti si domandano su quali note si libreranno le parole della sua «Tanto non vengo», Giua si esercita cercando di «dormire molto e mangiare bene» per arrivare all'ora X concentrata e rilassata.
Certo non è facile, e la posta in gioco è alta: Giua gareggia nella sezione giovani ed è stata selezionata da Pippo Baudo - insieme ad Ariel e Valeria Vaglio - tra i 12 vincitori di Sanremolab, ma intorno a lei si stringono famiglia e amici. E non solo: tutta la sua Rapallo, dove è nata nel 1982, fa il tifo per lei. In molti, a partire dal Sindaco, la ricordano bambina e guardano con orgoglio la sua partecipazione al Festival. E altrettanti, in questi giorni, la vedranno sulle centinaia di manifesti preparati per l'occasione, ove alla sua fotografia fa contrappunto un affettuoso «La voce di Rapallo al Festival di Sanremo». Tutti, ovviamente, non vedono l'ora di ascoltarla e di partecipare al voto per sostenere questo giovane talento che proprio nella sua Rapallo quest'estate - con la complicità di quegli scogli e di quel mare che non smettono di sussurrarle nuove rotte - ha scritto la canzone con cui parteciperà a Sanremo. E mentre l'unica indiscrezione a trapelare riguarda la sua mise - che sarà di Pianurastudio - la città spera che il carnet di Giua del dopo Festival le lasci il tempo per esibirsi qui in un concerto, e in molti ripassano le sue canzoni ascoltano il primo album, omonimo, uscito quest'estate (prodotto da Adele Di Palma e Beppe Quirici e distribuito da Sony Bmg), ove visione ed emozione si incrociano in un linguaggio evocativo ma immediato, per un ritmo incalzante, elegante e raffinato.
In attesa di cantare «Tanto non vengo», che conduce con fine ironia nelle trame dell'attesa, ora tattica adesso preludio a un evento desiderato, Giua si lascia sfuggire i nomi dei big del cuore, Frankie Hi Nrg e Max Gazzè, mentre tra i giovani pensa a una cantautrice di Rapallo dai capelli rossi, gli occhi chiari e l'entusiasmo di chi è cresciuto tra musica e arte tanto da dedicarsi anche a quest'ultima, insieme alla gallerista Tiziana Leopizzi, con cui ha partecipato al progetto ARTour-O a Shanghai. Ma è nella musica che si coagulano le sue emozioni, i ricordi, le avventure e le suggestioni per quegli artisti che hanno scandito la sua vita: da De André a Fossati, De Gregori, Conte e Guccini, passando per i ritmi sensuali di Veloso e Gil, del tango e della milonga, senza dimenticare l'amato fado, la canzone napoletana e, ancora, i grandi classici, Armstrong, Fitzgerald e Holiday.
Rotte distinte quelle che si intrecciano nella musica di Giua, che ha conosciuto bambina, per non abbandonarla più, la chitarra. E il resto, inizia a essere storia. Il «Premio Lunezia» e quello di Castrocaro, il prestigioso «Recanati» con la splendida «Petali e mirto», che oltre a essere pubblicata nella compilation «Italian Cafè» viene proposta da Adriana Calcanhotto nel suo tour. E, ancora, la borsa di studio I.M.A.I.
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