In tv il barrito di Ferrara contro quei salotti snob

Da stasera dopo il Tg1 i cinque minuti di "Qui Radio Londra" saranno un’iniezione di democrazia e anticonformismo. Nella grande macelleria della politica, l’Elefantino è pronto a muoversi come un fine chirurgo del pensiero

In tv il barrito di Ferrara  
contro quei salotti snob

Strali e sillogismi. Sberleffi e anatemi. Provocazioni e crociate. Con il ritorno in televisione di Giuliano Ferrara, da stasera siamo tutti un po’ più ricchi, proprio così. Più ricchi di libertà, di pluralismo, soprattutto di intelligenza. E vale poco l’obiezione che i suoi detrattori van ripetendo, che si arricchirà soprattutto lui, con i compensi (tremila euro a puntata) garantiti da Mamma Rai. Da qualsiasi parte li si voglia guardare i cinque minuti quotidiani di Qui Radio Londra - e li guarderanno in tanti, subito dopo il Tg1 - i suoi editoriali porteranno qualcosa di nuovo e di anticonformista nel troppo spesso puerile villaggetto globale de noantri. Si condividano in tutto o in parte le sue posizioni, con l’Elefantino vale sempre l’impegno di confrontarsi. Lo facciamo da tanti anni anche noi, figurarsi, con uno stuolo di conduttori di cui disapproviamo tutto o quasi. Eppure ne rispettiamo la libertà di espressione, ancorché suffragata dai riscontri di audience e controbilanciata dall’altra libertà, tutt’altro che banale, di azionare il telecomando e dirigersi altrove. Ecco qua: sempre meglio aggiungere una voce nuova, piuttosto che pretendere di zittirne qualcuna di antipatica. Tanto più se quella che si aggiunge possiede tonalità inusuali com’è il caso del direttore del Foglio. Non ci sono omologhi, non ci sono similia in circolazione. Giuliano Ferrara non è un conduttore istrionico che trasforma il proprio talk show in un’arena ribollente. Non è un giornalista diligente che, pur mimetizzandosi, incanala l’acqua con zelo verso il solito mulino. Non è un’intervistatrice finta asettica, non è una padrona di casa che lascia filtrare simpatie e antipatie verso gli ospiti attinte in qualche salotto snob. Soprattutto non è una creatura televisiva, un prodotto dello share, un volto del primetime. A differenza di quasi tutti i politici e di molti opinionisti, compresi quelli schierati dalla sua stessa parte, quando Ferrara comincia a parlare non sai già prima dove andrà a parare. Ha pensiero forte, argomenti solidi, profonda e larga cultura, razionalità da vendere.

Nell’ultimo anno, gli scontri di potere e le tensioni che hanno investito anche il mondo della comunicazione stanno trasformando la vita politica in una grande macelleria tra opposte fazioni. Non che Ferrara ne fosse estraneo, tutt’altro. Basta ricordare l’adunata di poche settimane fa con tanto di mutande sventolate al Teatro Dal Verme di Milano. Ma da stasera è come se, in quella macelleria, l’Elefantino ci entrasse con tutto il corpaccione e la lingua tagliente. Solo che lo farà con il bisturi da chirurgo del pensiero. «Mi sono rifugiato all’estero per poter parlare male di tutti - promette nello spot del programma - da Garibaldi a Berlusconi, dal governo alle opposizioni, da Napolitano alla magistratura al Papa... No, il Papa no. Sono un tipaccio, ma sono devoto». Più probabile che il bersaglio preferito saranno le élite culturali che «mi fanno venire l’orticaria». Per esser chiari, i protagonisti della nuova crociata moralista e puritana capeggiati da Gustavo Zagrebelsky e Umberto Eco, visti all’opera qualche settimana fa al Palasharp di Milano. E dunque, non ci sarà da meravigliarsi se la diatriba e le invettive si sposteranno sul terreno culturale e filosofico. Ma di certo non ci sarà da annoiarsi. La temperatura polemica salirà ancora. E pure la qualità del confronto dialettico. Lo sanno bene anche i suoi avversari. Non a caso, appena circolata la notizia del ritorno in prima linea dell’Elefantino, i guru della libertà d’informazione, stavolta un po’ dimentichi della lezione volteriana («Non condivido ciò che dice, ma sono disposto a morire affinché tu lo dica»), hanno alzato un gran fuoco di sbarramento. Tuttavia è sicuro che stasera anche Marco Travaglio e Michele Serra, Michele Santoro e Concita De Gregorio saranno sintonizzati su Raiuno.

Chi invece rischierà di perderselo è Eugenio Scalfari, che ha lasciato cadere il ripetuto invito dello stesso Ferrara a un duello televisivo. Subito dopo l’esordio di Qui Radio Londra, il fondatore di Repubblica sarà ospite di Otto e mezzo. Chissà, forse per commentarlo a caldo e poter ribattere, senza il pericolo di un noioso contraddittorio.

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