Adinolfi: "Ecco perché vado dell'Isola dei Famosi. Sarò il Cigno Nero"

Mario Adinolfi, giornalista e fondatore del Popolo della Famiglia, è uno dei concorrenti della nuova edizione dell’Isola dei Famosi

Adinolfi: "Ecco perché vado dell'Isola dei Famosi. Sarò il Cigno Nero"

“Visto che non mi fanno partecipare all'elezione del prossimo Papa, parteciperò invece a una prova di sopravvivenza”. Mario Adinolfi, giornalista e fondatore del Popolo della Famiglia, è uno dei concorrenti della nuova edizione dell’Isola dei Famosi che inizierà il prossimo 7 maggio, proprio in concomitanza con l’inizio del Conclave.

Cosa spinge un cattolico a partecipare all'Isola dei Famosi?

“L'Isola dei Famosi è un'esperienza molto estrema. Credo ci sia dentro quella assoluta nudità del rapporto con la natura e la sua sopravvivenza, anche insieme nel rapporto con Dio. Se non lo vedi lì, non lo puoi vedere da nessuna parte. Lì ogni orpello è tolto: sei tu, la natura, una piccola comunità che deve tirare avanti e penso che senza Dio sia molto difficile farlo”.

Su Instagram ha scritto di voler essere “il Cigno nero di quest'isola”. Cosa intendeva dire?

“Il Cigno Nero è il libro di Nicholas Taleb il cui sottotitolo è ‘come l'improbabile governa la nostra vita’. Il punto decisivo dell'esistenza non è ciò che accade con estrema probabilità, ma ciò che accade rarissimamente e improbabilmente. Ora, vedere un uomo come me all'Isola dei Famosi è vedere apparire il Cigno Nero. Sono l'improbabile, quell'evento assolutamente inaspettato, che però molto spesso è decisivo dentro un'esperienza collettiva come l'Isola dei Famosi. Sono incuriosito anche da Simona Ventura che anni fa in un’intervista disse: quando tornerò all’Isola vorrei che ci fosse Mario Adinolfi, peraltro senza conoscermi e con tutte le polemiche sul mio nome. Bene, è accaduto”.

Vuole creare scompiglio?

“Sono uno che naturalmente ha sempre creato scompiglio, persino in Parlamento quando mi misi a cantare l'inno di Mameli nei giorni in cui nasceva Fratelli d'Italia. Credo che sia una forma di comunicazione che ho sempre adottato, l'essere inaspettato e privo di convenzionalità. Questo, credo possa piacere anche al pubblico dell'Isola dei Famosi e che potrà essere utile anche alla piccola comunità di naufraghi. Lo scompiglio, alla fine, diverte”.

Sull’Isola ci sono anche concorrenti come Antonella Mosetti o Dino Giarrusso molto diversi da lei…

“L'intelligenza di questo cast, che secondo me è stato selezionato con grande acume da Veronica Gentili e dal team di autori che ha affianco, è appunto costruire una comunità di naufraghi che non è banale, che non è legata ai soliti meccanismi del reality trash. Davide Maggio ha scritto che è davvero un bellissimo cast e io lo sottoscrivo. In televisione ho voluto costruire interlocuzioni molto vivaci e credo che questa vivacità si ritroverà anche nell'Isola. Adoro interagire con chi è distante dalle mie esperienze”.

Sua moglie, quando ha saputo che sarebbe partito per l’Isola, cosa le ha detto?

“Inizialmente ha pensato che fosse uno scherzo. Ora, però, devo dire che è la mia principale tifosa insieme alle mie figlie. Per me è una prova difficile. Di mezzo c’è la mia specificità: non si è mai vista una persona che pesa 200 kg partecipare a una condizione estrema di sopravvivenza. È complesso anche perché molti dei miei compagni d’avventura sono giovani nel pieno della forma fisica. Tutto questo preoccupa anche me, ma proprio perché sembra impossibile, ho deciso di farlo per dimostrare che si può rendere possibile anche l’impossibile. Sono grato al Signore, perché mi ha dato la possibilità di vedere realizzate molte delle ‘lotte impossibili’ che ho affrontato nella mia vita”.

Lo scopo qual è? Vincere o portare anche un messaggio?

“No, non voglio portare nessun messaggio. Voglio essere io il messaggio. Voglio dire a tante persone che magari stanno attraversando momenti difficili, che si può fare. Penso, per esempio, a una ragazza come me, magari isolata in una classe di liceo a 15 anni, derisa e discriminata. A lei voglio dire: guardami, si può fare”.

Non le dispiacerà non essere in piazza San Pietro quando verrà annunciato il nuovo papa?

“Sono già stato molte volte in piazza San Pietro a scrutare quel comignolo da cui uscirà la fumata bianca. All’Isola dei Famosi non ci sono mai stato e negli anni che mi restano da vivere cerco di affrontare esperienze che non ho mai fatto. Certo, l’esito del nuovo Papa è la notizia che mi dispiacerà di più non poter commentare. Spero che gli autori mi possano dare questa notizia che è tutti attendiamo con trepidazione”.

Qual è il suo candidato ideale?

“Mi sarebbe tanto piaciuto entrare in Cappella Sistina e, prima di partire, ho depositato agli atti il mio voto per il Conclave per il cardinale cuneese Ulan Bator, cinquantenne, Giorgio Marengo, che sarebbe secondo me uno splendido Papa. Non è un’indicazione bizzarra perché Marengo ha scritto un libro meraviglioso dal titolo: ‘Sussurrare il vangelo nella terra dell’eterno Cielo blu’.

In questo Conclave c’è un cardinale che ha cantato Imagine, un brano in Jhon Lennon immagina un cielo in cui le religioni sono sparite ed è vuoto, mentre Marengo dal quel cielo blu trova la forza per sussurrare il vangelo”.

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