Stasera, al Teatro Verdi di Salerno, Enrico De Martino riceverà il Premio Salerno Danza alla carriera, nell’ambito della XXIV edizione diretta da Corona Paone, étoile del San Carlo, e da Luigi Ferrone, primo ballerino del Massimo partenopeo. Un riconoscimento che celebra una vita dedicata alla danza, anche se spesso in sordina, e che molti, leggendo il cognome, assocerebbero istintivamente al più celebre Stefano De Martino, conduttore televisivo e volto amato dal grande pubblico. Ma il protagonista della serata è proprio suo padre, Enrico, 61 anni, ballerino napoletano con una carriera intensa e un legame profondo con il figlio.
Un premio a sorpresa
La notizia del premio lo ha colto di sorpresa. Convinto di dover semplicemente assistere a uno spettacolo dell’amico e collega Luigi Ferrone, ha scoperto solo pochi giorni fa di essere lui il premiato. Con Ferrone condivide un’amicizia che dura da oltre quarant’anni: si sono conosciuti da bambini, nella stessa scuola di danza, hanno condiviso camerini, tournée e palcoscenici. Una complicità costruita passo dopo passo, come in una coreografia di vita.
Chi è il padre di De Martino
La carriera di Enrico De Martino, cominciata presto e costellata di successi, si è interrotta bruscamente quando aveva appena venticinque anni. In quel momento si trovava a Roma con una compagnia di danza, quando una telefonata della sua fidanzata, oggi sua moglie, cambiò tutto: aspettava un bambino, Stefano. “Fu il momento in cui dovetti prendere una decisione — ha raccontato in un'intervista al Corriere —, assumermi una responsabilità”. Da allora, la danza da professione si trasformò in passione coltivata nel tempo libero. Accanto a essa, iniziò un’altra carriera, quella di ristoratore, senza mai smettere di collaborare con scuole di danza in tutta la Campania.
Quando, anni dopo, Stefano gli comunicò di voler seguire le sue orme, Enrico reagì con prudenza. Conosceva bene le difficoltà e le rinunce che quel mondo comportava: allenamenti estenuanti, regole ferree, sacrifici quotidiani. Non era certo che suo figlio fosse pronto a sopportare tutto questo. Ma Stefano, determinato e testardo, volle provarci comunque. “È stato caparbio — dice oggi con orgoglio — e ci è riuscito. Con il tempo ho capito che la sua forza era quella di non arrendersi mai”.
Una famiglia unita
Il loro rapporto, profondo ma riservato, è cresciuto nel tempo. Enrico, cresciuto senza un padre, ha sempre avuto un certo pudore nel manifestare i sentimenti. “La prima volta che ho detto a Stefano ‘ti voglio bene’ lui aveva ventun anni”, ha confidato. Un gesto semplice, ma che racchiude l’essenza di un legame forte e silenzioso.
Il successo televisivo di Stefano ha portato con sé anche incontri importanti. Tra questi, quello con Maria De Filippi, la donna che ne intuì il talento ai tempi di Amici. Enrico l’ha conosciuta due anni fa, durante la registrazione dello speciale Da Natale a Santo Stefano, dove padre e figlio hanno ballato insieme. “Mi chiese se ero contento della sua carriera — ha ricordato — e io le risposi di sì, perché non potevo esserlo di più”.
In realtà, il destino di Stefano sembrava scritto fin dall’adolescenza. Quando aveva tredici anni, durante uno stage, il coreografo americano Bill Goodson lo notò e disse a Enrico: “Tuo figlio farà lo showman”. Una frase rimasta impressa nella memoria, oggi più che mai profetica.
Il futuro del figlio
Con il tempo, Stefano ha costruito una carriera solida e poliedrica, passando dal ballo alla conduzione con naturalezza. “La soddisfazione più grande — confessa il padre — è che è rimasto la persona di sempre, semplice e umile. Questo per me è il regalo più bello”.
Sul confronto televisivo tra Affari tuoi e La ruota della fortuna di Gerry Scotti, Enrico non mostra preoccupazione. “Per lui è uno stimolo, un’occasione per migliorarsi. Ammira Scotti e sa che misurarsi con i migliori è il modo giusto per crescere”.
E per il futuro? “Non so se condurrà Sanremo, forse no, forse più avanti… ma con Stefano non si può mai dire”. Di certo, non ha mai smesso di sognare. “Ha tanti sogni nel cassetto — conclude Enrico — e ogni tanto ne tira fuori uno. È la sua forza: non si ferma mai”.