
Se qualcuno ancora pensa che la tv sia un mezzo superato, si può ricredere scorrendo la tabella delle fiction più viste nel 2024. “Il Conte di Montecristo”, al vertice, ha raccolto 5.347.000 spettatori e “Mare Fuori”, alla quinta stagione, ben 5.160.865. Due soli numeri che mostrano che non solo la televisione resta il mezzo più usato per l’intrattenimento, ma anche che attorno ad essa ruota un sistema che genera fatturato, lavoro e anche nuove opportunità per i giovani. Un’industria in ottima forma come mostra il rapporto dell’APA (Associazione produttori audiovisivi) presentato ieri, 7 ottobre, al MIA Market, il mercato internazionale dell’audiovisivo in corso a Roma.
Nel 2024 ha raggiunto un valore di 16,3 miliardi di euro, con un balzo del +9% rispetto all’anno precedente, rappresentando lo 0,73 per cento del Pil nazionale. Tutti i settori (serie, programmi, documentari, videogiochi e cartoni animati sia in free sia in pay tv) crescono, tranne, come ben sappiamo, il cinema. La televisione tradizionale, nonostante la grande espansione del Vod (video on demand), rappresenta ancora il 52 per cento del sistema audiovisivo. Una espansione complessiva dovuta agli investimenti pubblicitari e al sostegno pubblico grazie al Tax Credit e ai forti investimenti della Tv di Stato, che rappresentano ancora un quarto di quelli complessivi.
La filiera coinvolge oltre 124.000 professionisti, con 4.747 donne imprenditrici e una significativa presenza di under 35, pur mantenendo un settore a prevalenza maschile e concentrato nel Lazio.
Il rapporto evidenzia inoltre che il mercato sta entrando in una nuova fase: dopo anni di espansione sostenuta dalla domanda e dagli incentivi fiscali, si osserva maggiore attenzione alla selezione dei progetti e attenzione alla circolazione internazionale delle opere.
«Il valore aggiunto del nostro sistema produttivo - ha spiegato Chiara Sbarigia, presidente di APA - è nelle imprese indipendenti: sono loro a garantire titolarità delle idee, flessibilità operativa e capacità di costruire progetti esportabili. Investire nella loro sostenibilità finanziaria e nella chiarezza delle regole significa rafforzare la competitività internazionale del prodotto audiovisivo italiano». Investimenti che i produttori, però, non sempre riescono a soddisfare tanto che Daniele Cesarano, direttore fiction Mediaset, durante il panel seguito alla presentazione del rapporto Apa, ha lanciato un appello agli sceneggiatori invitandoli a scrivere serie adatte al pubblico di Canale 5. “Io non riesco a coprire tutte le prime serate a disposizione con prodotti nuovi ma devo ricorrere ai remake - ha spiegato - perché faccio fatica a trovare produttori che sappiano cogliere i gusti dei nostri spettatori, che amano fiction che massimizzano le emozioni”. Tradotto significa che gli sceneggiatori preferiscono dedicarsi alle fiction più sofisticate di Netflix o Sky o a quelle dove sono disponibili budget più alti.
Il panel (a cui hanno partecipato Maria Pia Ammirati, direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, vice presidente Netflix Italia, Cesarano di Mediaset, Nils Hartmann, executive vice president Sky Studios Italia e Viktoria Wasilewski, country manager Prime Video Italy), ha messo a fuoco come l’ecosistema audiovisivo si stia ridefinendo tra broadcaster tradizionali e piattaforme globali con opportunità concrete per coproduzioni internazionali, titoli a budget elevato e per forme di prodotto short-form (video corti) e branded content (cioè sponsorizzati) che stanno guadagnando peso nelle strategie editoriali.
Lo short-form emerge come nuova frontiera creativa e commerciale, tra TikTok e Instagram, trasformando il modo di
raccontare storie e di coinvolgere il pubblico.Lo studio è stato realizzato da APA con il supporto di istituti di ricerca come eMedia, Ce.R.T.A. Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi e Fondazione Symbola.