
Per la prima volta Raoul Bova ha scelto di parlare del caso giudiziario (e mediatico) che l'ha visto protagonista ed è stato uno dei protagonisti della prima puntata della nuova stagione di Verissimo. Ha parlato a viso aperto, nei limiti di ciò che il procedimento in corso gli permette di fare, spiegando la vicenda nei dettagli dal suo punto di vista, ripercorrendo tutta la vicenda dall'inizio, da quando gli sono arrivati i primi messaggi da un numero sconosciuto proveniente dalla Spagna.
"È stato un momento particolarmente intenso che ho dovuto elaborare, inizialmente non riuscivo a capire l’entità e la gravità di quello che stava succedendo. Non ho accettato, e mi sono rifiutato di accettare delle minacce, ho rispedito le minacce e il tentativo di estorsione al mittente dicendo che non mi piegavo alle minacce di nessuno, che non avevo niente di nascondere e non penso che qualcuno debba piegarsi a delle minacce", ha dichiarato l'attore. Bova ha poi sottolineato di credere "nella giustizia e nel fatto che questi tentativi di estorsione siano un segno che uno deve credere negli interventi della giustizia, affidarsi alle forze dell’ordine e ai giudici per cercare di avere un po’ di intervento immediato. Credere che chi fa questo stia sbagliando, stia commettendo un reato: non bisogna caderci".
Bisogna andare in giro a testa alta, ha aggiunto, "se sei convinto di esserti comportato nel migliore nei modi. Il giudice più importante credo sia lo specchio. Se non sostieni lo sguardo con te stesso vuol dire che c’è qualcosa che non va. Chi mi conosce sa quali possono essere state le mie vicende personali, non giudica e rispetta le mie decisioni". L'attore ha sottolineato che nei suoi confronti c'è stato un accanimento, "che non si è fermato alla presa in giro o allo sberleffo, che ci può stare, è stata ripresa una notizia da una persona che pubblica su un sito notizie che provenivano da illecito e quello è stato fatto notare che era un illecito, quindi quanto meno bisognava bloccare in partenza". Quando ha ricevuto il tentativo di estorsione, l'attore si è rivolto subito alle forze dell'ordine e ha denunciato.
"Per me non è mai stato un problema scendere a patti, non volevo pagare, non stavo perdendo qualcosa, mi credevo totalmente forte nel mio star bene, della mia verità, che non temevo rivalsa e ritorsioni. Nemmeno che facesse clamore la notizia", ha dichiarato ancora Bova, che non credeva a quanto stava accadendo in quel momento. "È come una persona con una pistola, che ha appena sparato e dice: ragazzi io ho sparato a una persona, vi prego prendete le vostre pistole e sparate anche voi. Perché? La pistola in questo caso sono i social network, chi ha la possibilità di creare meme per andare contro una persona... Perché si fa? Per like, visibilità, quindi uccidere diventa legale, autorizzato", è il ragionamento fatto dall'attore. "Si può anche uccidere e ferire in nome di un like. Questo a me ha fatto male perché vedevo una grande violenza, subire questo accanimento mi ha toccato.
Però il mio pensiero è stato: se in questa cosa può minare il mio equilibro, farmi venire pensieri strani di delusione e sconforto, che cosa può provocare in una ragazza che subisce la stessa cosa?", è la conclusione di Bova in merito ai sempre più frequenti casi di revenge porn.