Ubi Banca chiede ai soci di ingoiare un aumento di capitale da un miliardo. Lamaro boccone, appena addolcito dalla prospettiva del dividendo (0,15 euro per azione), è stato servito ieri dal vertice della popolare lombarda dopo che nel 2010 lutile netto si è fermato a 172,1 milioni, contro i 270,1 milioni di un anno prima. Ubi è considerato uno degli istituti più solidi del nostro sistema creditizio, eppure la cura durto sarà messa a regime a breve, «presumibilmente entro lestate», spingendo il Core Tier One pro-forma all8,01% (6,95% a fine dicembre).
La scelta dellaumento è inattesa, ma dietro cè probabilmente la preoccupazione della banca di avere i mezzi per accompagnare la crescita delleconomia, e quindi i prestiti a famiglie e piccole imprese, anche con i nuovi paletti di Basilea III: Ubi può, comunque, sfruttare anche il «cuscinetto» di un prestito convertibile. Affrontando gli analisti, lamministratore delegato Victor Massiah ha assicurato che la ricapitalizzazione «non è stata chiesta da Banca dItalia» né è da ritenersi preventiva rispetto ai prossimi stress test europei. Piuttosto la linea è quella tracciata dal governatore Mario Draghi che, poco più di un mese fa dal palco del Forex ha spronato le banche italiane a privilegiare il capitale, anche a costo di lasciare Fondazioni e piccoli azionisti a secco di dividendi. Massiah ha poi negato ci siano in vista operazioni straordinarie: «Ribadiamo che laumento di capitale non è stato fatto per unoperazione di M&A». Il mercato, secondo Ubi, si dividerà in due: da un lato «banche solide e ben capitalizzate con buone possibilità di funding e con la possibilità di crescere per via endogena e quindi di seguire landamento delleconomia reale. Dallaltro lato ci saranno invece delle banche meno solide che avranno maggiori difficoltà a seguire levoluzione delleconomia reale. Noi vogliamo essere tra le prime», ha spiegato il banchiere annunciando per maggio il nuovo piano industriale e ricordando che la partecipazione in Intesa non è da ritenersi intoccabile.
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