La stretta patrimoniale di Basilea 3 è un ostacolo che Ubi Banca considera già alle sue spalle. «Perfino nello scenario più conservativo, stimiamo di esser in grado di assorbire limpatto di Basilea 3», ha assicurato lamministratore delegato Victor Massiah, illustrando agli analisti i conti dei primi nove mesi diffusi sabato. A fine settembre il gruppo creditizio ha spinto lutile del 5,6% a 197,7 milioni; in crescita anche raccolta e impieghi. «Non farò nessun commento, ma mi limito a dire di essere molto felice di lavorare in una banca in cui si discute su quanto dividendo dare e non se darlo», ha aggiunto Massiah escludendo pressioni sullo stacco delle cedole in alcune controllate (la Popolare commercio e industria e Carime) dove sono presenti azionisti di minoranza. «Gli altri azionisti in queste banche sono Aviva (che detiene circa l8% di Carime, ndr) o la Fondazione banca del monte di Lombardia (che ha circa il 25% della Commercio e Industria, ndr) che è azionista anche nella banca. Con questi soggetti siamo partner, siamo nella condizione di essere flessibili se pagare o non pagare i dividendi. Non siamo sotto stress».
Tornando ai vincoli di solidità patrimoniale, il banchiere ha aggiunto che in vista delladozione di Basilea 3 nel 2013 Ubi dispone di due «cuscinetti» che renderanno ancora più confortevole la sua situazione (8,08% il Tier 1 a fine settembre): il bond convertibile soft mandatory da 640 milioni che assicurerà oltre 70 punti base a livello di Core tier 1 e ladozione di un modello avanzato i cui benefici «sono attualmente stimati in modo prudente in oltre 50 punti base».
Quanto infine alle strategie, Ubi Banca non sembra intenzionata ad alimentare il mini-riassetto dellindustria del credito nazionale avviato da Intesa Sanpaolo con lacquisizione di Monte Parma.
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