Ubs batte ancora cassa e raccoglie 3,8 miliardi I conti restano in rosso

Ormai è quasi un’abitudine: nell’arco di 18 mesi, quattro operazioni per rastrellare denaro fresco, l’ultima annunciata ieri con un aumento di capitale da 3,8 miliardi di franchi svizzeri (circa 2,5 miliardi di euro) riservato a «un piccolo gruppo di investitori istituzionali». Messa in ginocchio dalla crisi finanziaria, costretta a incamerare nel 2008 una perdita monstre di oltre 20 miliardi e a tagliare 8.700 dipendenti, Ubs gioca un’altra carta per rafforzarsi. Anche perché i prossimi mesi saranno ancora bui: il secondo trimestre si chiuderà in rosso, per un ammontare non precisato, dopo la perdita pari a 1,97 miliardi del primo. La Borsa non ha gradito (-5,4% i titoli dell’istituto).
«L’aumento di capitale non è legato a nessuna esigenza specifica, ma è una mossa tesa semplicemente a cogliere le attuali opportunità offerte dal mercato», si sono affrettati a precisare i vertici della banca. Ma è fuor di dubbio che l’iniezione di nuove risorse servirà a consolidare il tier1, cioè il capitale azionario più le riserve di bilancio (e dunque l’indicatore-chiave della solidità), dall’attuale 10,5 fino a sfiorare il 12%. È un passo avanti, seppur non ancora sufficiente per adeguare questo parametro al 14% imposto dalla Finma, l’autorità di vigilanza del settore, e per pareggiare i conti con i rivali del Crédit Suisse (tier1 al 14,1%).
Con il diffondersi del virus subprime, che ne ha messo a dura prova conti e immagine (il ritiro di capitali è il segno che la banca stenta a recuperare la fiducia dei clienti), Ubs è stata costretta ad allargare progressivamente la base azionaria. La prima new entry era stata quella del fondo sovrano di Singapore Gic, che aveva portato in “dote“ 11 miliardi. Qualche maligno ne aveva salutato l’ingresso trasformando l’acronimo della banca in United Bank of Singapore. Il legame con lo Stato asiatico è molto saldo: «Abbiamo una grossissima operazione a Singapore e allora il cda si è riunito a Singapore», ha detto ieri a Venezia Sergio Marchionne, vice presidente di Ubs, proveniente proprio dal Far East. Poi era stata la volta di un anonimo (e ricco) investitore mediorientale (2 miliardi cash).

Quindi, l’aiuto del governo svizzero, sottoscrittore di una ricapitalizzazione da 6 miliardi, e infine - aprile 2008 - la raccolta sul mercato di altri 15 miliardi. Insomma: in un anno e mezzo, Ubs ha incamerato quasi 38 miliardi di franchi (25 miliardi di euro). Resta ora da vedere se avrà ancora bisogno di altro denaro.

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