Uccisa e poi decapitata, è giallo

Accanto al corpo anche un mazzo di chiavi

Alessia Marani

Potrebbe non essere così lontana la soluzione al giallo della donna trovata decapitata ieri all’alba in una stazione di servizio sulla via Casilina. Nelle mani degli inquirenti vi sarebbe il telefonino della poveretta, rinvenuto accanto al cadavere insieme a un mazzo di chiavi forse di un appartamento. Gli investigatori, comunque, mantengono il più stretto riserbo sulla vicenda anche se, ormai, paiono convinti si tratti di un’italiana. «Dall’abbigliamento - spiega il capo della squadra mobile capitolina, il dottor Alberto Intini -, ma anche dai tratti somatici. Comunque è un’europea, di carnagione chiara».
Sul luogo del macabro rinvenimento, la piazzola del distributore della «Total» all’altezza del civico 1628 vicino ai cavalcavia di Tor Bellamonca, sotto un albero, a una ventina di metri di distanza dal corpo mutilato, è stato trovato un coltello, un pugnale tipo baionetta con la lama di 20 centimetri, custodito in un fodero militare ancora sporco di sangue. Mentre gli agenti della scientifica hanno repertato alcuni elementi, come un paio di mozziconi di sigaretta (di marche diverse), la dentiera spaccata in bocca alla poveretta e le tracce di epidermide sotto le unghie della donna, magari strappate all’assassino nel tentativo disperato di difendersi, che potrebbero tornare utili nel corso dell’inchiesta per inchiodare l’omicida.
Maglietta azzurra, pantaloni blu, scarpe nere e basse, la vittima, secondo quanto appurato dal medico legale in un primo riscontro, sarebbe morta un’ora prima della macabra scoperta. Prima percossa, poi colpita da diverse coltellate, tra cui una, quella mortale, al petto. Solo dopo il decesso, la donna sarebbe stata sgozzata. Ha tentato di opporsi con tutte le sue forze al drammatico epilogo. Lo dimostrano la ferita a un dito e i tagli numerosi sul palmo delle mani e su un avambraccio. Il cadavere era ai piedi del muro di cinta, dietro il carrello montacarichi solitamente utilizzato per il controllo dell’olio, non molto distante dal gabbiotto. La testa, recisa di netto, era a una manciata di metri. Molti, troppi i punti oscuri. Gli inquirenti propendono per l’ipotesi che l’intera tragedia si sia consumata nell’area di servizio. Qualcuno, nella zona, avrebbe detto di avere sentito anche delle urla. Magari un appuntamento per la donna (40-45 anni d’età, forse anche un’impiegata di una ditta di pulizie uscita molto presto di casa) finito in una furibonda lite passionale. Ipotesi per ora.
C’è da spiegare anche perché la donna non indossasse calzini sotto le scarpe. Come mai sopra la maglietta non avesse messo anche un giubbino per ripararsi dal freddo e dall’umidità.

Possibile poi che il killer sia riuscito a staccarle la testa utilizzando solo un coltello? E che tutto si sia consumato lungo una strada comunque trafficata? «Sono 55 anni che gestisco questa pompa - racconta il titolare, 70 anni - e non è mai capitato nulla di preoccupante. Quando mio genero questa mattina (ieri, ndr) all’apertura mi ha telefonato sconvolto, ho pensato a una rapina. Invece ecco questo spettacolo tremendo».

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