Politica

Uccisa nel supermarket: forse conosceva il killer

Antonella Mollica

da Firenze

L’assassino del supermercato potrebbe essere stato scoperto dalla vicedirettrice subito dopo il furto dei 4.900 euro dalla cassaforte. Emanuela Biagiotti, 32 anni, uccisa venerdì mattina al Penny Market dell’Isolotto, quartiere popolare alla periferia di Firenze, potrebbe aver avuto una lite con il suo assassino prima di venire colpita al cuore da un coltellata che non le ha lasciato via di scampo. È questa la pista che sta seguendo la squadra mobile di Firenze. C’è un indizio importante su cui stanno lavorando gli investigatori coordinati dal pm Paolo Canessa: la cassaforte era regolarmente chiusa a chiave con tre mandate e la chiave è sparita insieme all’arma del delitto, un coltello.
Solo cinque ore dopo la scoperta del cadavere il direttore del supermercato si è accorto che erano spariti i 4.900 euro. Chi ha ucciso Emanuela e ha portato via il denaro, quindi, ha avuto tutto il tempo di chiudere la cassaforte. Difficile pensare anche che qualcuno possa aver simulato la rapina per mascherare un delitto premeditato. Se fosse stata una rapina finita male l’assassino non avrebbe avuto motivo di perdere tempo con il rischio di farsi scoprire. Evidentemente quando è arrivata la vicedirettrice del supermercato la cassaforte era stata già svaligiata e richiusa. L’assassino confidava nel fatto che nessuno si accorgesse del furto. Questo avvalora l’ipotesi che a uccidere potrebbe essere stato qualcuno che Emanuela conosceva. Qualcuno che, vistosi scoperto, ha perso la testa e ha reagito con violenza.
Emanuela venerdì è arrivata al supermercato alle 6.40 per ricevere i primi due fornitori. Il camion che ha consegnato la carne è andato via alle 7.03. Alle 7.20 è arrivata la cassiera che doveva iniziare il turno di lavoro, ha suonato all’ingresso principale ma non ha ricevuto risposta, ha chiamato sul telefono cellulare ma Emanuela era già morta. La cassaforte è accessibile a quasi tutti i dipendenti del supermercato. Ieri gli investigatori della squadra mobile, guidati dal dirigente Filippo Ferri, hanno ascoltato nuovamente le cassiere ma adesso si attende l’esito delle prime analisi della polizia scientifica. Sulla cassaforte sono state trovate diverse impronte. Si spera che tra quelle ci sia anche una traccia che porti all’assassino. C’è anche un cartone sul quale è rimasta impressa l’impronta di scarpa che potrebbe rivelarsi utile.
Ieri mattina il supermercato è stato riaperto. Davanti all’ingresso la gente del quartiere continua a portare mazzi di fiori, biglietti e candele. Qualcuno ha appeso un cartello con la scritta «vogliamo giustizia». Questa mattina alle 10 si tengono i funerali nella chiesa di Santa Maria a Novoli.

«Non cerco vendetta - ha detto il padre di Emanuela - Mi piacerebbe tanto guardare dritto negli occhi chi ha fatto una cosa del genere, vorrei domandargli “ma cosa hai fatto? Hai straziato dieci famiglie per un pezzo di pane? Perché?».

Commenti