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Uccise un giovane, lo liberano e va a rubare

MilanoNell’ottobre di due anni fuggendo dalla polizia su una Mercedes rubata, il ladruncolo moldavo aveva colpito in pieno una utilitaria, ammazzando un ragazzo di 22 anni e riducendo in fin di vita i suoi due amici. Venne arrestato ma aveva ancora 17 anni, quindi i giudici clementi lo liberano poco dopo. E lui ha ripreso a rubare. E l’altra notte è stato nuovamente arrestato dopo aver dato l’assalto a una villetta nel lodigiano.
M.C., di lui si sono sempre e solo sapute le iniziali, la notte tra il 24 e il 25 ottobre si aggirava con due complici per Milano alla guida di un Mercedes classe E, rubata dieci giorni prima a Vimercate. In via Derna, periferia nord, incrocia una volante che intima l’alt per un controllo e lui pigia sull’acceleratore imboccando una strada contromano. Qualche decina di metri a tutta velocità poi la Mercedes piomba su una Clio con tre ragazzi a bordo. Al volante Alberto Lo Bosco, barista, a fianco Davide Guerrino, cameriere, entrambi di 29 anni, dietro Francesco D’Addato, panettiere, 22 anni, tutti residenti in zona. L’utilitaria va in testa coda e sbatte contro sette auto posteggiate. Un agente si ferma a prestare i primi soccorsi. L’altro si getta all’inseguimento dei tre occupanti la Mercedes che, anche se ammaccati, sono scesi e riescono a fuggire zigzagando tra le auto in corsa. I tre ragazzi finiscono in ospedale: D’Addato muore poco dopo, gravi, ma non mortali, le ferite di Lo Bosco, molto più serie quelle di Guerrino, ricoverato in prognosi riservata. Si salverà, ma dovrà sottoporsi a decine di interventi chirurgici per riacquistare un minimo di mobilità.
Le indagini durano solo 3 giorni grazie a un colpo di fortuna, sotto forma del cellulare perso da uno dei fuggitivi, il 29 ottobre i tre vengono arrestati in un appartamento poco distante il luogo dell’incidente. Sono tre moldavi clandestini M.C., 17 anni, N.G., 18, e S.P. 19, di cui per delicatezza non verranno mai forniti i nomi. Alla guida proprio M. C., le sue impronte vengono trovate sul lato conducente. Lui nega, insieme ai complici accusa una quarta persona che ovviamente non sanno dire chi sia e che non verrà mai trovata.
Minorenne, straniero e clandestino non rimane a lungo in carcere, pochi mesi ed è già fuori. E ricomincia a rubare. L’altra notte verso le 3 è a San Rocco al Porto, paesino in provincia di Lodi a pochi chilometri dal Po. È in compagnia di due complici, forse gli stessi di due anni fa, e sta per dare l’assalto a un villetta isolata. Ma mentre si aggirano nel cortile il proprietario, insospettito dai rumori, si affaccia e dà una voce. I tre sorpresi, rinunciano, abbrancano altrettante biciclette appoggiate al muro e scappano. L’uomo chiama i carabinieri della compagnia di Codogno, racconta la vicenda, soffermandosi in particolare sulle biciclette. La segnalazione rimbalza agli equipaggi in giro per la zona e alle 6.30 due militari notano in una area di sosta lungo la strada tre giovani in bici. Si fermano per un controllo, ma i ladruncoli mollano il «bottino» e si danno alla fuga per i campi. Due riescono a eclissarsi, il terzo viene acchiappato e portato in caserma. Dove viene identificato appunto come l’autore del folle inseguimento di due anni prima a Milano.

Oggi andrà in direttissima, sicuramente verrà condannato a qualche settimana con la condizionale e già nel pomeriggio tornerà libero.

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