Uccisi dal batterio Pseudomonas Oggi il sopralluogo al Sant’Anna

Si svolgerà probabilmente stamattina il primo sopralluogo degli esperti nei locali dell’unità di ematologia dell’ospedale Sant’Anna di Ronciglione dove il batterio Pseudomonas ha provocato la morte di tre degenti. La ricognizione da parte di un infettivologo e un microbiologo dell’Istituto di ematologia dell’Università La Sapienza di Roma, incaricati dalla Asl di Viterbo, si sarebbe dovuta tenere ieri, ma sono mancati i tempi tecnici: la struttura, infatti, è sotto sequestro da sabato per ordine della procura della Repubblica di Viterbo. I due esperti, l’infettivologo Mario Venditti e il microbiologo Giovan Battista Orsi, dovranno cercare di scoprire il focolaio del batterio, che negli ambienti asettici, dove si fa uso massiccio di antibiotici, diventa resistente e particolarmente difficile da debellare. E dovranno anche verificare il grado di profilassi nella struttura.
Ieri intanto una delegazione di An, composta dal senatore Domenico Gramazio, della commissione Sanità del Senato, da Laura Allegrini e dal consigliere regionale Tommaso Luzzi della commissione Sanità della Pisana hanno visitato l’unità di ematologia del Sant’Anna. La delegazione di An ha anche incontrato alcuni dipendenti della struttura sanitaria all’esterno dell’edificio. E il consigliere regionale dell’Udc Rodolfo Gigli ha chiesto l’istituzione di una commissione regionale d’inchiesta sulle infezioni da batterio pseudomonas. «Fin dal 12 febbraio scorso - ha detto Gigli durante il dibattito in aula sulla proposta di legge relativa al reintegro dei direttori generali delle Asl disposti dalla giustizia amministrativa - avevo presentato all’assessorato alla Sanità un’interrogazione urgente in cui denunciavo che l’unità di ematologia di Ronciglione sarebbe stata inaugurata senza che i lavori fossero ultimati e quindi senza il necessario collaudo, soprattutto degli impianti tecnologici».

Gigli ha quindi affermato che «ancor più inquietante sarebbe la circostanza che l’Asl avrebbe utilizzato fondi destinati agli impianti di distribuzione dell’acqua del presidio di Ronciglione per altra opera, trascurando il fatto che lo stesso presidio era privo di acqua potabile, tanto che si è dovuto utilizzare, per lungo tempo, acqua minerale anche per attività di lavaggio». Gigli ha ricordato che l’interrogazione «è rimasta senza risposta».

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