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Ucciso il capo di Al Qaida in Arabia Saudita

E a Riad due terroristi si fanno saltare in aria per evitare di essere arrestati

Fausto Biloslavo

Il capo di Al Qaida in Arabia Saudita, Saleh al Oufi - che conservava nel frigorifero di un suo covo la testa di Paul Johnson, l'ostaggio americano decapitato - è stato ucciso ieri dalle forze di sicurezza nella città santa di Medina al termine di un lungo scontro armato. Un raid simultaneo è scattato nella capitale, Riad, dove due terroristi si sono fatti saltare in aria per evitare l'arresto. L'impressione è che l'operazione abbia sventato un attentato, forse al nuovo re Abdullah, che era atteso proprio a Medina per una preghiera nella moschea che ospita la tomba del profeta Maometto. Non è un caso che la cellula di Oufi si nascondesse in un quartiere vicino alla moschea del Profeta.
L'attacco delle forze speciali, scattato ieri mattina, ha provocato una battaglia durata alcune ore. Alla fine sono stati catturati otto terroristi a Medina. E a Riad, dove era in corso l’altra battaglia, almeno due terroristi si sono fatti saltare in aria nel loro covo, oramai circondato, piuttosto che arrendersi. Fares Al Huzan, un esperto che si occupa di terrorismo islamico, intervistato dalla tv satellitare Al Arabya ha detto che i covi sono stati scoperti grazie all’intercettazione di alcuni messaggi fra le cellule di Medina e Riad.
In teoria i terroristi erano da tempo divisi in due fazioni. La prima conosciuta come le brigate Al Haramain, che opera soprattutto nella capitale e nella zona orientale del Paese. Il loro capo era Saud al Otaibi, che sarebbe rimasto ucciso in un conflitto a fuoco con le forze di sicurezza nell'aprile scorso. I seguaci di Al Otaibi puntano a compiere attacchi mirati contro la corona saudita. La seconda fazione è radicata a ovest nelle città sacre dell'islam, la Mecca e Medina. Il suo capo era Al Oufi, che puntava a un'alleanza transfrontaliera con i terroristi del giordano Abu Musab al Zarkawi in Irak e a colpire in particolare obiettivi americani e occidentali. L'intercettazione che ha potato al doppio raid di ieri dimostra che la fazione di Riad si era avvicinata alla linea dura e pura di Al Oufi e puntava probabilmente a un clamoroso attentato contro il re.
L'eliminazione del nuovo capo di Al Qaida in Arabia Saudita è un colpo da ko per la rete ispirata da Osama bin Laden. Al Oufi era un'ex guardia carceraria di 38 anni, che aveva aderito alla guerra santa in Afghanistan nel 1990, dopo la ritirata degli invasori sovietici. Il suo vero campo di addestramento fu il Sudan, dove aveva trovato ospitalità Bin Laden. Al Oufi combattè per un breve periodo in Bosnia e tornò in Afghanistan, alla corte dello sceicco del terrore, prima dell'attacco dell'11 settembre 2001. Dopo il crollo del regime dei talebani percorse lo stesso tragitto di al Zarkawi, il «tagliatore di teste».
Al Oufi aveva aderito alla causa di Ansar al Islam, un gruppo fondamentalista impiantato in Kurdistan, ancora prima dell'intervento alleato contro Saddam. I bombardamenti americani ridussero in cenere i campi di Ansar. Al Oufi scampò per miracolo ai raid aerei, ma giurò vendetta nei confronti degli infedeli occidentali. Rientrato in Arabia Saudita, assunse il controllo di al Qaida nel giugno 2004, dopo l'uccisione di Abdul Aziz Muqrin.

Lo scorso marzo era uscito allo scoperto con un messaggio audio diffuso su Internet in cui pubblicizzava l’alleanza con al Zarkawi e lo scambio di kamikaze fra Irak e Arabia Saudita.

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