Ucciso dagli ormoni della crescita Sotto accusa il «personal trainer»

da Torino

Ucciso a soli 40 anni da una cura dimagrante a base di ormoni per la crescita. È il tragico sospetto che accompagna un’inchiesta che la magistratura torinese ha avviato sulla morte improvvisa di un noto imprenditore della città, Davide Battistel, stroncato da un infarto nel gennaio di 4 anni fa. A finire iscritto nel registro degli indagati della Procura subalpina è stato il personal trainer della vittima, il preparatore atletico Mauro Massimo Chierchi, di 46 anni, accusato di aver somministrato al paziente sostanze che ne avrebbero poi causato il decesso. Deve rispondere dei reati di esercizio abusivo della professione, somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute e omicidio colposo (o morte come conseguenza di altro reato, dipenderà dall’esito delle perizie mediche in corso).
La vicenda risale al 15 gennaio del 2003, giorno in cui Battistel avverte un malore e muore nella propria abitazione sulla collina torinese. Il decesso viene inizialmente archiviato come un infarto, dato che dall’autopsia non era risultato niente di anomale. Un’autopsia che però non convince i familiari della vittima. Per questo motivo la sorella dell’imprenditore decide di rivolgersi a un legale nella speranza di scoprire la verità. Un esame eseguito sui liquidi organici del defunto, prelevati al momento dell’autopsia, consente di evidenziare come nel sangue e nella bile dell’imprenditore vi siano concentrazioni di piombo, di composti organostannici e di altre sostanze chimiche decisamente superiori alla norma. Nello stesso tempo, una consulenza medico-legale disposta dalla famiglia stabilisce che il cuore e i polmoni di Davide Battistel erano ingrossati in maniera anomala e risultavano danneggiati più del normale, più di quanto fosse lecito attendersi per un uomo di soli 40 anni. La sorella di Battistel decide allora di denunciare l’accaduto in Procura e di sporgere querela nei confronti del preparatore atletico Mauro Massimo Chierchi, accusandolo di aver somministrato al fratello Davide dosi eccessive di ormoni della crescita, ormoni Gh utilizzati dall’imprenditore nel corso di una cura dimagrante. Un’accusa severa, quella indirizzata dalla famiglia Battistel all’ex personal trainer di Davide. Un’accusa racchiusa in un esposto-denuncia lungo dieci pagine.
Le indagini successive, condotte dagli uomini della polizia giudiziaria della Procura di Torino, non riescono tuttavia a riscontrare evidenti e chiari collegamenti tra l’assunzione di ormoni per la crescita e il decesso dell’imprenditore torinese. Per questo motivo il pubblico ministero decide di procedere con l’archiviazione del caso. Ma una successiva consulenza medico-legale, disposta dalla difesa e consegnata al giudice delle indagini preliminari Silvia Salvadori, riesce ancora una volta a cambiare le carte in tavola e a raccontare un’altra verità: la morte dell’imprenditore pare effettivamente correlata all'uso improprio degli ormoni. Il gip stoppa la richiesta di archiviazione presentata dal pm e ordina alla Procura nuove indagini: occorre stabilire la verità una volta per tutte. Occorreranno a questo punto altri sei mesi di indagine prima di riuscire a chiarire se vi fu effettivamente un collegamento tra il decesso improvviso dell’imprenditore e la cura dimagrante a base di ormoni della crescita. L’indagato, per ora, tace.

È stato costretto ad abbandonare l’attività di preparatore atletico e a inventarsi un’altra professione: «Ha aperto un negozio di bigiotteria con l’ex moglie», spiega il suo legale, l’avvocato Mirta Ivaldi. «Aspettiamo la conclusione dell’inchiesta, sono sicura che il mio cliente non ha avuto alcuna responsabilità in quel tragico episodio».

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