da Roma
LUdc ribadisce il suo voto a favore del decreto del centrosinistra sulla missione afghana. Lo fa per «senso di responsabilità», si ribadisce da via due Macelli. Ma proprio questa compattezza potrebbe aprire la prima crisi di governo ufficiale nellUnione, e sono gli stessi centristi a esserne consapevoli. Ecco perché il voto al decreto non sarebbe «una stampella» al governo Prodi, come provano a ribadire i vertici del partito di via Due Macelli. «Se i voti dellUdc per il rifinanziamento della missione di pace in Afghanistan dovessero essere determinanti - avverte il vicepresidente al Senato dei centristi Mario Baccini - è chiaro che non cè una maggioranza di governo in politica estera, e quindi, questa volta, ha ragione Parisi: si torni immediatamente al voto».
Intanto la Casa delle libertà prova a ritrovare compattezza in politica estera con la mozione comune che verrà presentata contestualmente al decreto sul rifinanziamento delle missioni allestero. Una scelta necessaria vista la presa di posizione dellUdc e che anche i centristi sembrano apprezzare. Il teatro di guerra non è fuori dallItalia, ma interno al centrosinistra, ricorda Gianfranco Rotondi (Democrazia cristiana): una guerra che «non sarà indolore» e che «rischia di portare la maggioranza verso limplosione. Alla prima prova dappello vera il governo è quasi alla canna del gas e vacilla pericolosamente e così limmagine dellItalia».
Lincertezza interna al governo potrebbe avere ripercussioni anche sullumore dei militari italiani allestero, ragiona invece Maurizio Gasparri (An): «I nostri soldati - spiega - hanno in primo luogo bisogno di capire se alle spalle hanno un governo che li sostiene in maniera unanime. Chi rischia in prima persona ha bisogno di sapere se lesecutivo che guida il proprio Paese vuole scegliere con chiarezza la via della lotta al terrorismo».
LUdc voterà quindi il decreto, non per fare «stampella, ma per unopposizione diversa», sottolinea il segretario, Lorenzo Cesa. E proprio per questo sarà necessario fare il punto con gli alleati. Il segretario Udc ieri ha provato lo strappo per avviare la discussione: «Non è allordine del giorno il tema del prossimo candidato premier di centrodestra. Nel momento in cui lo sarà, i partiti stipuleranno i nuovi patti elettorali. Quelli vecchi li abbiamo rispettati lealmente come sempre. E sono scaduti il 9 aprile».
La necessità di «sviluppare unidentità politica», è invocata dal vicecoordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto: «La prima scelta riguarda quella di unopposizione rigorosa, senza sconti, a un governo e a una maggioranza che sommano arroganza, occupazione totale del potere a ogni livello e uso politico della giustizia».
La mozione della Cdl proposta da Berlusconi sull'Afghanistan, dice Cicchitto, deve essere «organica» e non deve «lasciare spazio a equivoci sul terreno del nostro sostegno ai militari italiani e nel nostro stretto rapporto con la Nato e con gli Usa nella lotta al terrorismo».
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