nostro inviato a Bruxelles
Una stretta di mano con la Merkel e un cortese e reciproco ignorarsi con Sarkozy. Quando Berlusconi arriva al Consiglio europeo sa già che la strada è in discesa. Quelle che nelle ultime 24 ore sembravano dover essere le Forche Caudine del Cavaliere, infatti, si risolveranno con un deciso punto a favore del capo del governo italiano. Che in mattinata incassa un quasi via libera da Draghi, che definisce la lettera inviata all’Ue da Berlusconi un passo importante, e in serata il placet di tutti i leader europei visto che il polacco Tusk, presidente di turno del Consiglio Ue, dice che tutti hanno avuto «una buona impressione».
Il vertice va avanti fino a tarda notte e l’unica incognita resta il documento conclusivo nel quale si dovrà vedere se e come sarà citata l’Italia. La sensazione, però, è che il pacchetto di misure abbia soddisfatto le richieste dell’Ue. Anche perché le 17 pagine della lettera firmata da Berlusconi sono state il frutto di una lunga e certosina mediazione, non solo con Bossi ma soprattutto con le istituzioni comunitarie e - in via ovviamente informale - con il neopresidente della Bce Draghi.
Ecco perché a metà pomeriggio, quando ancora il Cavaliere non è atterrato in Belgio, uno solitamente prudente come Gianni Letta si spinge a dire «il giudizio positivo di Draghi fa piacere».
E la situazione s’è sbloccata tra martedì notte e ieri mattina. Nella riunione serale di due giorni fa a Palazzo Grazioli, infatti, s’è riuscito a superare lo scoglio più grosso. Se Berlusconi voleva citare espressamente i 67 anni come obiettivo per l’età pensionabile dal 2026, Bossi era fermamente contrario ad indicare qualunque età. Alla fine, però, ha ceduto. Così a mezzanotte si è finalmente palesato a via del Plebiscito Tremonti che ha letto le 17 pagine e - nonostante i timori dei presenti e il solito gelo con il premier - ha dato il suo via libera.
Ieri mattina, invece, la mediazione sulle date certe, i paletti chiesti dalla Commissione Ue e da Draghi dopo una prima lettura informale del documento. Scadenze inserite su tutte le misure, compresa quella più complicata da portare a termine, cioè la revisione delle norme sui licenziamenti in caso di crisi. Una riforma da approvare - stando alla lettera - entro maggio 2012 ma che aprirà certamente un durissimo scontro non solo con l’opposizione ma anche con i sindacati,
Insomma, se da Bruxelles il premier torna in Italia con un deciso successo resta comunque sul tavolo l’ipotesi del voto anticipato la prossima primavera. Un segnale eloquente è il fatto che ancora ieri il governo è andato sotto non solo alla Camera ma anche al Senato. Di certo, però, dopo ieri, la finestra temporale per un governo tecnico è sempre più stretta. Perché eventuali prossimi esami dell’Europa non potranno arrivare prima di inizio 2012.
Così, ci sta che a Roma si riuniscano a via dell’Umiltà Alfano e alcuni ministri e i parlamentari più vicini al segretario del Pdl per discutere le prossime mosse. Sia alla Camera che al Senato, infatti, c’è un partito del «non voto» che è tentato dall’affossare il governo ora proprio per sventare l’ipotesi elezioni anticipate e aprire la strada ed un esecutivo ponte. Peraltro, è proprio a Palazzo Madama che dovrebbe approdare l’iter sui provvedimenti anti-crisi quando il governo sarà chiamato a mettere in pratica gli intenti contenuti nella lettera consegnata ieri a Bruxelles. E in quell’occasione il gruppo di «frondisti» che da tempo lavora per una svolta potrebbe accelerare per tentare di voltare pagina.
Intanto, continuano le cene carbonare. Ieri sera i «pisaniani» e nel pomeriggio s’erano riuniti anche gli «scajoliani».
La Ue accoglie il progetto del Cav
Quelle che nelle ultime 24 ore sembravano dover essere le Forche Caudine del Cavaliere si risolvono con un deciso punto a favore del capo del governo italiano. Il pacchetto di misure anti crisi soddisfa l’Unione europea. Il polacco Tusk, presidente di turno del Consiglio: "Buona impressione". Il premier: "La Merkel mi ha assicurato che non aveva intenzione di denigrarci"
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