Roma - È scoppiata la tempesta sul ministro dell’Interno Roberto Maroni da quando ha annunciato che verranno prese le impronte ai bambini nei campi nomadi, oltre che ai loro genitori. Sono tornati a lanciare fulmini anche gli esponenti di Rifondazione, fuori dal Parlamento italiano, ma pronti a chiedere un intervento dell’Unione Europea. Sono volate parole come «razzismo», «discriminazione». In realtà, a livello normativo, la proposta Maroni non è certo una rivoluzione. Basta prendere la Gazzetta ufficiale europea, 29 aprile 2008, regolamento numero 230, un testo che modifica i termini di rilascio del permesso di soggiorno. Questa norma votata dal consiglio Ue, in vigore dal 19 maggio, prevede che tutti i permessi per extracomunitari che transitano nell’Unione Europea siano corredati dalle impronte digitali («identificatori biometrici»). Anche per i bambini. Articolo 1, pagina 3: «Il rilevamento delle impronte digitali è obbligatorio a partire dall’età di sei anni». Si calcolano tre anni di tempo per consentire agli Stati membri di adeguarsi.
Per la Ue è dunque legittimo che bimbi piccolissimi porgano il ditino al pubblico ufficiale per il rilevamento delle impronte. È indicata insomma la strada di una «schedatura», come chiamano i polemici la proposta Maroni, un metodo di riconoscimento a livello europeo, e che riguarda potenzialmente centinaia di migliaia di bambini del mondo.
I piccoli rom sono cittadini comunitari, ma Maroni ha fatto notare ancora ieri che vivono in condizioni eccezionalmente disagiate che necessitano di misure eccezionali: «Quei bambini dividono il loro spazio con i topi. Tutti coloro che protestano dicano se se la sentono di consentire che oggi in Italia in questi campi i bambini convivano con i topi». E la polemica ieri si è incentrata non tanto sulle differenze tra cittadini europei e non, quanto sulla difesa dei bambini. Ma è proprio per tutelarli anche «dall’accattonaggio», continua a insistere Maroni, che devono essere identificati. A Roma decine di piccoli anche sotto i dieci anni vengono costretti a chiedere l’elemosina ai semafori. Capita tante volte di vedere scene così: per il sindaco di Milano letizia Moratti prendere le impronte ai bambini dei campi abusivi è «un’opportunità di tutela» dei piccoli nomadi. È una «tutela del minore», ha chiarito anche il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, è «una proposta di buon senso».
Tutto il centrodestra è d’accordo con il ministro della Lega, bersaglio invece dell’opposizione, di Unicef e di molte altre associazioni nate per la difesa del bambino. Dal Pd ha fatto partire l’attacco il ministro ombra di Maroni, Marco Minniti: «È un’iniziativa che evoca un’odiosa discriminazione». «Cosa succederebbe - ha detto invece la capogruppo del Pd al senato, Anna Finocchiaro - se alle parole bambini rom sostituissimo bambini ebrei? Credo che il ministro debba riflettere bene prima di fare certi annunci».
«Per proteggere i bambini non si può violare i loro diritti fondamentali», ha dichiarato Vincenzo Spadafora, presidente di Unicef Italia. È «contrario» il coordinatore del consiglio europeo per le attività e i diritti dei rom, Henry Scicluna.
E il Garante della privacy ha chiesto chiarimenti al Viminale: secondo l’autorità per la protezione dati personali, «tali modalità potrebbero coinvolgere delicati problemi di discriminazione che toccano anche la dignità delle persone».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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