«Ulivo prigioniero delle lotte per il potere»

Il j’accuse: «La sinistra Dl isola i cattolici e si vende ai Ds»

«Ulivo prigioniero delle lotte per il potere»

Paola Setti

Dice un autorevole esponente del centrosinistra che il partito democratico è l’Anschluss della Margherita, che sta consegnando le armi in vista dell’annessione ai Ds, come fece l’Austria con la Germania nel ’38. Tutto nasce, agonizza e muore lì, in effetti, dalle giunte di centrosinistra che se ancora non son cadute presto cadranno, all’impasse sulla scelta del candidato sindaco dell’Ulivo, allo scontro fratricida nella Margherita.
I petali cattolici sono allarmati: «L’anima di sinistra del nostro partito si sta vendendo alla Quercia». E ieri è stato lo stesso segretario regionale Rosario Monteleone, massimo rappresentante dei cattolici, a puntare il dito: «In funzione di interessi personali, qualcuno sta cercando di isolare l’anima cattolica per far prevalere quella pseudo ambientalista, che non ha trovato grandi consensi nella Margherita, e ha imposto candidature sacrificandone altre», là dove l’anima pseudo ambientalista è quella che fa capo in Regione al vicepresidente della giunta Massimiliano Costa e in Parlamento a Romolo Benvenuto, ex Verde, contestato dai cattolici sia per l’elezione a presidente dell’assemblea del partito in Liguria, dicono sia stata fatta in modo illegittimo, sia per quella a deputato, perché Benvenuto avrebbe soffiato il posto a Stefano Zara. La guerra intestina va avanti da mesi, è deflagrata con la questione del tesseramento falso che ha ritardato la conta interna ai congressi, e ieri ha avuto uno dei momenti di più alta tensione. Monteleone è stato chiaro: «Chi dovrebbe far funzionare l’assemblea (Benvenuto, ndr), evidentemente non riesce a farsi riconoscere questo ruolo», lasciando intendere che le dimissioni sarebbero ben accette. Era successo che due giorni prima Benvenuto aveva fissato l’assemblea alle 24 in prima convocazione e alle 18 in seconda, «come fosse un consiglio di amministrazione» attacca Monteleone. Durante la riunione, la parte di partito presente ha votato un documento che critica «l’inerzia degli organi regionali da troppo tempo inoperosi» e dice che in vista delle amministrative e del partito democratico il segretario «dovrà avvalersi di un gruppo di coordinamento», che molti hanno interpretato come una messa sotto tutela. «Non è un commissariamento né potrebbe esserlo, visto che l’assemblea non ha questa competenza a meno di non avere i tre quinti dei voti totali - è andato al contrattacco Monteleone -. Quel documento per me non esiste e non verrà mai applicato, visto che mi risulta sia stato votato da chi nemmeno fa parte dell’assemblea, e infatti il presidente non ha voluto fare la verifica chiesta da tre iscritti sui nomi dei presenti». Di qui l’annuncio: «La direzione regionale nominerà una commissione di garanzia per aprire la fase congressuale».
Ieri Benvenuto ha risposto duramente: «Se non vuole adeguarsi alle determinazioni della assemblea, che è l’unico organo di indirizzo politico del partito, si apre un caso che coinvolgerà la direzione nazionale». L’assemblea era valida, avverte: «L’appello nominale ha accertato il numero legale: c’erano 62 persone su 116 e in 58 hanno votato il documento». La convocazione in notturna, con alcuni dei petali vicini a Monteleone che han trovato il portone sbarrato e l’han pure fotografato? «Il problema è di chi alle assemblee non è mai venuto da oltre un anno, di chi non ha mai convocato gli organi dirigenziali e ha scelto di fare politica parlando ai giornali come se il partito fosse quello di una sola persona». Comunque: «Non è vero che si vuole isolare la parte cattolica, che è una radice fondamentale del partito, così come l’anima laica, liberale democratica e anche ambientalista».
Monteleone respinge al mittente le accuse, mostra gli sms di solidarietà ricevuti anche da chi ha partecipato all’assemblea, chiede il rispetto delle regole.

Anche perché, scandisce: «Qualcuno in maniera strumentale sta cercando di screditare il partito, e questo ci deve preoccupare in vista delle elezioni a Genova e alla Spezia: sono tappe importanti verso le quali bisognerebbe lavorare uniti, e invece non solo abbiamo perso il Molise, ma in Liguria sono cadute giunte di centrosinistra che avevamo faticosamente conquistato, come Rapallo e Arenzano, e altre come Sanremo sono in bilico, per colpa di personalismi, gestioni manageriali e del non saper dare la precedenza ai programmi, sui quali invece ci vogliono chiarezza e patti chiari fin da subito». Se gli domandi se ricordi un momento più basso di questo nella Prima Repubblica, si avvale della facoltà di non rispondere.

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