Ultima stazione per le speranze degli immigrati

Noi City Angels siamo nati nel 1994 in Stazione Centrale. Lo aveva in qualche modo imposto la nostra missione: operare nei punti più degradati delle città. E allora la Centrale era il posto più «a rischio» di Milano.
In dodici anni molte cose sono cambiate. La Stazione, o meglio l’area intorno, resta un posto dove è meglio tenere gli occhi aperti, soprattutto di notte. Ma non c’è più la delinquenza di una volta. Innanzitutto perché ci sono meno spaccio di droga e meno tossicomani nella zona. Gli eroinomani, poi, sono quasi spariti. A Milano come nel resto d’Europa. E un eroinomane con il cervello, oltre che il corpo, a pezzi è disposto a tutto pur di farsi la dose. Anche ad ammazzarti. Mentre un delinquentello comune pondera i rischi.
Forze dell’ordine e istituzioni hanno lavorato piuttosto bene. La presenza degli agenti è diventata più massiccia, i controlli si sono intensificati, le colonnine dell’Sos fungono da deterrente. Rimangono alcune decine di balordi, soprattutto rumeni, che continuano a derubare turisti e passanti. Fino a qualche settimana fa utilizzavano ragazzini intorno ai 10 anni per gli scippi: poi l’intervento della polizia li ha allontanati. I marocchini gestiscono quel che resta dello spaccio: principalmente hashish, cocaina e pasticche. E sia rumeni che marocchini possono diventare molesti quando, alla sera, si ubriacano. Allora scoppiano risse e volano le bottiglie.
Criminalità e droga sono calate. È invece aumentata l’immigrazione: il 90% del popolo della Centrale è composto da stranieri. Negli anni Novanta c’erano soprattutto albanesi. Oggi i più numerosi sono i rumeni. Seguiti da ucraini, moldavi, russi. Dai magrebini. E dagli africani. Spesso sono senzatetto, oppure vivono ammucchiati in topaie. Quasi sempre sono disperati. In cerca di lavoro. Ovviamente in nero. Di roba da comprare a basso prezzo.

Di solito rubata o di contrabbando. E di contatti. Perché una nuova persona potrebbe essere quella giusta. Che ti fa trovare una casa migliore. Un lavoro migliore. Perché si può rinunciare alle comodità. Ma non alla speranza.
*Fondatore City Angels

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