Le ultime manfrine di Santoro per spremere mamma Rai

Vado. Resto. Torno. Sto qui. Ma anche là. Non ho ancora firmato per nessuno. Posso collaborare. Da domani. Da dopodomani. A un euro. Agratis. Però me lo dovete dire voi. Io sono il figlio di un ferroviere che si è fatto strada. Fermando me, fermate un sogno. Io sono della Rai. Sono orgoglioso di essere della Rai. E voi lo siete? La tutelate? La difendete?
È l’ultima(?) puntata della telenovela di Michele Santoro e Mamma Rai. Una di quelle saghe infinite che quando terminano alleviano anche i più appassionati spettatori. Rilassiamoci, comincia un altro film. Invece no, fermi tutti di nuovo. Torno, resto... Aiutooo! Da ieri Michelone è diventato persino un pupazzo de Gli Sgommati, il programma di satira di Sky Uno. Del resto, è braccato da anni come Moby Dick (che, guarda caso, era il titolo della sua trasmissione, proprio quando andò a lavorare per Capitan Achab Berlusconi). Comprensibile sia esasperato. Fiocinato dal dg Lorenza Lei, ramponiera scelta del premier, si dibatte prima di quietarsi. Speriamo. Intanto però la manfrina ricomincia dalle stesse parole di un anno fa: «Non ho ancora firmato. Se mi volete me lo dovete dire». Ora come allora, l’interlocutore è il presidente Rai. «Ognuno è artefice del proprio destino», aveva sentenziato Garimberti appena saputo dell’accordo di uscita del giornalista dall’azienda. «Chi è, presidente, l’artefice del destino di questa trasmissione, lei o io?», l’ha evocato in diretta davanti al suo pubblico Santoro. «E chi è, liquidando una trasmissione come Annozero, l’artefice del destino della Rai?». Se possibile, il giorno dopo la temperatura è ancora più elevata. Fuoco e fiamme da resa dei conti. Economici e di audience. Da record quella dell’altra sera: 8 milioni 389mila telespettatori con il 32,29 per cento di share. Roba da finale di Champions League. Santoro è un maestro nel capovolgere a proprio favore ogni pressione contraria (Buttafuoco su questo giornale ha detto che «in tema di tv la destra e Berlusconi in particolare hanno avuto un solo ruolo: fare da ufficio stampa di Santoro. Ogni contrasto ne ha aumentato la potenza di fuoco»).
La risposta del presidente Rai che si è sentito «tirato per la giacca» non si è fatta attendere: «Non facciamo giochini come l’anno scorso. Queste sono cose serie. Santoro sa come funzionano: faccia un progetto e lo presenti al direttore generale. È lei che decide», ha replicato di prima mattina Garimberti. Annozero a un euro? «Il suo contratto va valutato secondo il mercato. Il resto è demagogia. Anch’io sono figlio di ferroviere, ed è l’unica cosa che mi accomuna a lui. Ma lui ha cambiato spesso editore e le liquidazioni pesano sul conto in banca. Io ho fatto solo il giornalista e non ho avuto la possibilità di dare ai miei figli quello che ha potuto dare Santoro». Infine, l’ultimo sassolone: «L’uso delle telecamere del servizio pubblico per parlare dei suoi contratti non lo condivido, è fuori regola». Accusato il colpo, Santoro ha messo la pietra finale sulla querelle. Visto che Garimberti «non ha il coraggio di sottoporre al voto del Cda la mia proposta di continuare la collaborazione con la Rai, lo rassicuro sulla mia volontà di finire qua la polemica. È inutile continuare il dialogo con chi cerca di imitare Ponzio Pilato senza averne la statura».
Insomma, scenario da ultimi fuochi. Molto improbabile che, con questa dirigenza, Santoro possa trovare ancora spazio nella Tv pubblica. Su una cosa, però, Michelone ha ragione: la faccenda del canone. Annozero è una trasmissione in attivo, che finanzia la Rai. Non viceversa. Anche quelli che la guardano, tanti come si è visto, pagano il canone e hanno gli stessi diritti di coloro che non la amano. I quali, possono cambiare canale con il telecomando come lo fa chi non ama Ferrara o Paragone o il tg di Minzolini. Non si paga il canone solo se si approvano tutti i programmi Rai dal primo all’ultimo, ma se ci si trova un servizio pubblico che altre televisioni non danno. Sarebbe davvero una beffa se si dovesse aumentarlo proprio per recuperare le risorse perse con la fine di Annozero. Dopodiché basta. Moby Dick è ferita.

Invece di tornare nelle solite acque, tentando di regolare vecchi conti, forse converrebbe voltare pagina e guardare avanti. Piuttosto che continuare a recriminare o a voler cambiare i politici, meglio andare a nuotare in altri oceani.

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