«Ultimi rimorsi prima dell’oblio» È il Grande Freddo di Lagarce

Un complesso ménage à trois in stile «Jules e Jim», ha segnato profondamente la giovinezza dei tre protagonisti della commedia «Ultimi rimorsi prima dell'oblio» di Jean-Luc Lagarce, regia di Lorenzo Loris, in scena al Teatro Out Off fino al 5 luglio. Cosa è rimasto di quell'intensa convivenza nell'animo dei tre amici-amanti, riuniti dopo molti anni nella casa di campagna, luogo di quel fatale legame, per definirne la vendita ?
L'ultima commedia in ordine di tempo dell'autore contemporaneo francese più rappresentato in Francia dopo Shakespeare e Molière, morto prematuramente e divenuto vero e proprio «classico», usa come pretesto la necessità concreta della cessione di una proprietà comune, per esplorare il tema del legame famigliare e del bisogno disperato d'appartenenza dei suoi personaggi. Lorenzo Loris accoglie lo spettatore in un ambiente algido, una casa di campagna dove nessun elemento in scena restituisce il minimo conforto di quotidianità. Uno sgabello bianco al centro che potrebbe essere anche un tavolino, un futon né letto né divano: niente di definito, così come le relazioni dei personaggi che si muovono in questo spazio arido e geometrico. Sulle loro teste scorre un video che ripropone immagini degli anni ’60, un flashback della loro giovinezza. Tutto rigorosamente in bianco e nero, anche gli abiti dei personaggi che si aggirano nelle stanze e nel giardino come in un labirinto emotivo, prigionieri delle loro inespresse inquietudini.
Così il regista affronta il tema centrale del testo di Lagarce: la necessità fallita dell'individuo di entrare realmente in contatto con l'altro. Il suo particolare linguaggio, nella sapiente traduzione di Franco Quadri, che ne rispetta l'intima struttura, è lo strumento di questi incontri mancati. I personaggi usano fiumi di parole che eludono la necessità da cui nascono e fanno trapelare il malessere sotteso. Un disagio che accomuna sia i tre ex conviventi - Pierre (Giovanni Franzoni), Paul (Alessandro Quattro), Helene (Sara Bertelà) - che i loro improbabili nuovi compagni, Anne (Sabrina Colle) e Antoine (Gigio Alberti).
Unica eccezione la figlia di Hélène, Lise (Paola Campaner), che non contaminata da questa nevrosi, ascolta beffarda la giostra di insicurezze malcelate in un claustrofobico parlarsi addosso degli adulti. La ragazza rimane l'unico elemento proiettato verso il futuro, mentre gli altri tentano fughe e resistenze ai loro impellenti interrogativi.
Pierre, il professore di mezza età rimasto solo nella casa di campagna, nasconde le mani dentro il maglione che attorciglia continuamente, quasi a trattenere una smania di contatto. Hélène, spigolosa, ruvida, tenta di nascondere i suoi deboli compromessi, sminuendo l'amore vissuto con i due amanti; Paul svicola da ogni possibile confronto, sorvegliato dalla gelosa moglie, Anne nella intensa interpretazione di un'inedita Sabrina Colle impacciata e sottomessa alle proprie paure.

I bravi interpreti lasciano senza soluzione i loro legami, adombrati dalle verità negate ma espresse nel disagio costante malcelato dalle loro parole, mentre il filmato in bianco e nero restituisce il momento topico rimosso dai protagonisti.

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