Propaganda. Ma è anche così che si vincono, o si prova a non perdere, le guerre. Naturalmente c'è propaganda e propaganda. Quella che conoscono e praticano i Gheddafi (come i Saddam e i Milosevic e i Noriega e i Bokassa) è la propaganda un po' naif, del tutto avulsa da quel che sta accadendo sul terreno, degli spacconi, dei gradassi, di chi ha smarrito appunto il contatto con la realtà.
Solo così si spiegano le sparate (abbondantemente anti-italiane) del colonnello Gheddafi, che nella sua prima epifania pubblica dall'inizio dell'attacco euroamericano ha paragonato il nemico ai nazisti, promettendo l'«inferno» e una «lunga guerra» e prefigurando una vittoria della Libia solo perché la Libia è «alla testa dei popoli in rivolta» (salvo far macchina indietro in serata, proclamando un cessate il fuoco che ha il sapore beffardo e puerile di un bluff fuori tempo massimo). Ora, quali siano i «popoli in rivolta» ai quali allude il rais non è chiaro. Quando parla dei venti di rivolta che hanno soffiato sul Maghreb, per «ingolfarsi» e riprendere vigore fin sulle rive del Mare Arabico, nello Yemen, è evidentemente in preda a un soprassalto schizofrenico. Le «rivoluzioni» tunisine ed egiziane, così come le ribellioni soffocate nel sangue in Bahrein, in Oman e nello Yemen, sono state innescate da una insopprimibile richiesta di libertà, di democrazia, di più giusta ripartizione delle ricchezze e da un progetto condiviso di futuro e di sviluppo; ovvero in odio ai satrapi e ai capiclan come Gheddafi che nei Paesi citati gestiscono il potere con la stessa spietata disinvoltura di una murena, e la stessa sagacia di una piovra. Se appellandosi ai «popoli in rivolta» il rais dovesse invece intendere la Cuba del moribondo Fidel, il Venezuela di compare Chavez e gli Stati africani di cui Gheddafi, non a torto, si sente la guida morale: ebbene, il gran silenzio che arriva da quei Paesi mostra tutto il patetico, ipocrita romanticismo terzomondista, perdutamente datato, di un ex ribelle a fine corsa.
Nel suo messaggio audio, trasmesso in diretta dalla Tv libica, gli occidentali vengono definiti «barbari, terroristi, mostri, criminali», il cui unico scopo è di «appropriarsi del nostro petrolio». «Avete attaccato il civile popolo libico che non vi aveva fatto nulla», ha aggiunto infine Gheddafi, promettendo «l'inferno» per i suoi attaccanti.
É una guerra di «lunga durata», una guerra di popolo, una sorta di «lunga marcia» alla cinesa quella che ha in mente Gheddafi. Così, forse, va letta la notizia, anche questa romanticamente patetica, dei depositi aperti e delle «armi distribuite a un milione di persone». Anche l'opzione terroristica, naturalmente, non è esclusa. Anzi, è perfino troppo vividamente evocata, visto che il colonnello promette «una guerra combattuta su un fronte vasto, su un terreno troppo vasto» (dunque extra libico, si direbbe) da persone «pronte a morire da martiri».
Gli oppressi vinceranno, ripete con feroce monotonia il rais, ricordando che il popolo libico ha «già sconfitto gli italiani» colonizzatori. Ed eccolo infine, lui che diceva di star combattendo una guerra contro Bin Laden, adottarne lo stesso linguaggio, rispolverando lo scontro epocale fra cristiani (i «Crociati») e l'Islam. Eccolo, il pistolotto cruciale. «L'attacco alla Libia è una nuova crociata contro l'Islam, ma sarete sconfitti, come già siete stati sconfitti in Iraq e in Somalia, come vi ha sconfitto Bin Laden» e come «siete stati sconfitti nel Vietnam». Quindi l'invito agli attaccanti: «Chiudetevi nelle vostre basi» e «pensateci bene».A noi la stoccata più bruciante: «Italia traditrice!» Poi il Colonnello chiama a raccolta tutti i popoli «oppressi», rivendicando a sè la primogenitura, in largo anticipo, della rivoluzione dei popoli, delle ribellioni nel mondo arabo: «I popoli sono in ribellione dappertutto, anche nel Golfo Persico, e noi, il popolo libico della Jamahiriya, siamo alla testa della rivoluzione».
Ieri ha parlato anche il figlio del rais, Saif «Spada dell'Islam».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.