Ultimo dispetto: Silvio processato pure in clinica

Ai pm che indagano sull’aggressione di Tartaglia non basta il primo referto. Così ieri i periti del tribunale hanno sottoposto il presiente del Consiglio a una visita fiscale

Ultimo dispetto: Silvio processato pure in clinica

La Procura di Milano deve voler bene a Silvio Berlusconi e dev’essere in ansia per le sue condizioni di salute. Altrimenti, come spiegare quel che si è visto ieri? Una visita fiscale mascherata da perizia, anzi da consulenza come si dice in giuridichese. È vero: quando c’è di mezzo Silvio Berlusconi tutto può accadere, ma quello che è successo ieri ha ben pochi precedenti: il premier sottoposto a un accurato controllo medico da parte di due luminari nominati dalla Procura di Milano.

Obiettivo del consulto: verificare l’entità delle ferite subite dal Cavaliere il 13 dicembre scorso, quando in piazza del Duomo fu colpito dal souvenir scagliato da Massimo Tartaglia. La prognosi, naturalmente, era già stata stilata dagli specialisti che avevano avuto in cura il presidente del Consiglio, ma la procura di Milano vuole estendere il controllo di legalità anche alla faccia del premier. Forse non si fida, forse sì, ma vuole ripetere gli esami. Morale: ha convocato al San Raffaele Berlusconi e l’ha fatto visitare da Carlo Goy, dell’Istituto di medicina legale di Milano, e Federico Biglioli, primario maxillo-facciale al San Paolo.

Per carità, i magistrati hanno tutto il diritto di condurre tutte le indagini del caso, anche controllare se davvero Berlusconi disponga ancora di 31 denti su 32 e pure di accertare, alla maniera caricaturale di un certo San Tommaso, se si tratti di un molare o di un canino, o, ipotesi più inquietante, di un incisivo. Tutto legittimo. Tutto in regola. Anzi, a regola d’arte. È che normalmente non si fa. Per la più banale delle ragioni: perché si prende per buono quel che dicono i medici. Il Cavaliere non è un dipendente dello Stato fannullone, un assenteista cronico o chissà che altro. È la vittima di un’aggressione che poteva costargli molto cara e il professor Alberto Zangrillo aveva indicato in novanta giorni la prognosi.

Che motivo c’era di scomodare due illustri camici bianchi e far toccare loro la faccia, le cicatrici, i denti del premier? Sarà affetto, o forse il desiderio di preservare un imputato a tempo pieno da quindici anni e pure di più. Così, il procuratore aggiunto Armando Spataro, uno dei magistrati più autorevoli d’Italia, si è premurato di effettuare una consulenza che nemmeno la difesa di Tartaglia si era sognata di chiedere.

Certo, le argomentazioni tecniche vengono in soccorso dei magistrati: in un primo momento, la sera stessa del ricovero, il San Raffaele aveva formulato una prognosi di 25 giorni, poi era toccato a Zangrillo, medico personale del premier, allungare i tempi della malattia a novanta giorni. Un problema? Non per la difesa di Tartaglia che ha ben altri guai: l’uomo è appena stato trasferito da San Vittore al reparto di psichiatria del San Carlo e, per dirla tutta, difficilmente potrà essere processato con la testa che funziona alla sua maniera. Non importa, la scrupolosissima Procura ha disposto il consulto per accertare la già accertata prognosi e l’eventuale esistenza di danni permanenti al volto del premier. Operazioni necessarie per calibrare l’accusa e stabilire una volta per tutte il reato da contestare, sempre che lo si possa contestare, a Tartaglia: oggi il capo d’accusa parla di lesioni pluriaggravate, ma ovviamente potrebbe cambiare.

Nulla è scontato, figurarsi se di mezzo c’è il premier. Quindi meglio ripetere il check up facciale e trasformare il volto del presidente del Consiglio in materia di studio per un miniconvegno volante; Berlusconi è stato visitato addirittura da cinque medici: i due della Procura, Alberto Zangrillo e Antonio Farneti, voluti dal premier, il neurologo e psichiatra forense Maurizio Dalla Pria, scelto da Tartaglia. Il tutto sotto gli occhi attenti di Niccolò Ghedini, legale di fiducia del premier. Fra quindici giorni il responso della coppia Goy-Biglioli. Ma il loro verdetto non peserà sul cammino processuale del Cavaliere: Berlusconi non si presenterà in aula l’1 febbraio al dibattimento sui diritti televisivi. Ma i suoi avvocati, per giustificarlo, non hanno esibito un certificato medico.

No, hanno chiamato in causa un assai più istituzionale legittimo impedimento: il viaggio programmato per quella data in Israele. Berlusconi ha concluso la convalescenza e ha ripreso la sua frenetica attività, compreso il corpo a corpo con la magistratura. Sì, il corpo a corpo. A palazzo di giustizia l’hanno preso alla lettera.

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