Roma - Nutrire e dissetare una persona che non è in grado di farlo da sola è un dovere per qualsiasi struttura sanitaria pubblica. E tale obbligo è sancito dalla Costituzione italiana e supportato da normative internazionali, prima fra tutte la Convenzione delle Nazioni Unite sui disabili. Dunque pur con «tutta l’umana comprensione del dramma vissuto dalla famiglia Englaro» il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ribadisce che non può esimersi «dall’esercizio dei suoi doveri». E così, proprio mentre viene resa pubblica la notizia che La Quiete, clinica di Udine, si dice disponibile a verificare la possibilità di accogliere Eluana per accompagnarla alla morte, Sacconi interviene sulla drammatica vicenda per sgomberare il campo dalle tante «inesattezze» che si sono accavallate nelle settimane scorse. Appare impossibile spegnere i riflettori accesi sul volto sofferente di Beppino Englaro, che chiede da tempo di permettergli di porre fine all’esistenza della figlia Eluana da 17 anni in coma vegetativo persistente. Tra qualche giorno arriverà la sentenza del Tar della Lombardia che ieri ha deciso di pronunciarsi direttamente sulla richiesta, avanzata dagli avvocati di Englaro, di annullare il provvedimento con cui Formigoni ha vietato alle strutture sanitarie pubbliche della regione di staccare il sondino di Eluana.
Intanto prosegue la polemica a distanza tra il presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, non soltanto con Sacconi ma anche con le gerarchie della Chiesa.
La Bresso, dopo aver offerto le strutture sanitarie del Piemonte per accompagnare alla morte Eluana, attacca nuovamente Sacconi in riferimento all’atto di indirizzo emanato a dicembre. «Siamo disponibili a far rispettare la legge (ovvero la sentenza della Corte d’Appello di Milano ndr)- dice la Bresso -. Una circolare non supera la legge e l’interpretare la legge non è compito dell’esecutivo». Non solo. La Bresso biasima le gerarchie ecclesiastiche dopo che il cardinale di Torino, Severino Poletto, aveva invitato i medici cattolici «all’obiezione di coscienza» se messi di fronte alla richiesta di staccare il sondino alla donna in coma. «Non viviamo in una repubblica di ayatollah, nella quale il diritto religioso fa premio sul diritto civile», commenta la Bresso.
Sacconi ha dunque ritenuto di dover chiarire ancora una volta che il suo atto di indirizzo non è stata un’iniziativa personale ma un atto dovuto. L’obbligo dell’idratazione e dell’alimentazione di una persona disabile, scrive Sacconi, si colloca «nell’ambito dei Livelli essenziali di assistenza, per i quali l’articolo 117 della Costituzione prevede la competenza esclusiva dello Stato, il cui compito è quello di garantirne il rispetto nell’intero territorio nazionale». Inevitabile intervenire secondo il ministro «in assenza di una disciplina legislativa dedicata alla regolazione della fine di vita, che deve essere sollecitata al Parlamento».
E infuria pure la polemica politica.
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