Francesco Gambaro
«Da undici anni aspettiamo che riaprano le terme, e dopo tutto questo tempo ci sentiamo presi in giro. Ora vogliamo impegni e date precise da parte della proprietà. La nostra pazienza è agli sgoccioli». Viviana Macchi parla a nome del comitato «Acquasanta» e non usa sfumature.
Perché lo storico complesso termale costruito nel 1832 per l'utilizzo delle acque sulfuree (con apprezzati effetti terapeutici) è chiuso ormai da tre lustri, dopo lo stop imposto dal Nas nel 1992. Ma di riapertura oggi non si può ancora parlare, sebbene il Ministero della Salute il 29 novembre 2005 abbia riconosciuto le proprietà terapeutiche delle acque impiegate per le cure inalatorie, e i lavori di restyling dell'intero complesso siano ormai giunti alla stretta finale.
«Eppure - incalza la cittadina - non sappiamo ancora se e quando le terme torneranno in funzione». È una storia annosa e complicata quella delle terme dell'Acquasanta. Proprietaria della struttura è la fondazione che raggruppa sei «Opere pie riunite di Genova», tra le quali l'ex Ipab istituita nel 1671 dal Senato della Repubblica di Genova, allo scopo di amministrare le donazioni elargite alla Vergine della Acquasanta. Il complesso termale venne inaugurato un paio di secoli dopo, su progetto dell'architetto Carpineti. Fino alla chiusura certificata dal Nas nel 1992 perché il commissario prefettizio, che a quei tempi sostituiva il consiglio di amministrazione dell'Acquasanta, non aveva richiesto le autorizzazioni necessarie per somministrare le cure termali.
Il primo progetto di restauro dello stabilimento risale al 1995. Ebbe vita molto breve, presto sostituito da un altro piano, datato 1998, che prevedeva una sola piscina (e non due come il primo) con tre corridoi e tre diverse temperature d'acqua. «I lavori dovevano terminare entro dicembre 2000 - racconta Natale Ferraro, vice presidente operativo della fondazione, il cui presidente è per statuto l'arcivescovo di Genova - ma furono protratti dopo che intervenne la modifica del progetto». Nell'opera di recupero del complesso termale, la Regione, attraverso i fondi di Obiettivo 2, ha stanziato un milione e 600 mila euro, ai quali va aggiunto il contributo delle Opere pie, pari al 20 per cento dell'importo complessivo. I soldi, dunque, ci sono. Manca solo un tassello, fondamentale, nel complicato mosaico della riapertura delle terme: la scelta, da parte della fondazione, del soggetto esterno che avrà il compito di gestire tutta la struttura, rispettando alcuni «paletti» fissati nell'accordo di programma sottoscritto a suo tempo dai proprietari, insieme al Comune di Mele, quello di Genova, Regione, Provincia e Comunità montana Argentea. Nel dettaglio: venti dipendenti da assumere all'interno del complesso termale, il recupero del parco e la creazione di una casa vacanza che, però, è stata stralciata dal progetto. Sia come sia, ormai la scelta del gestore è in dirittura d'arrivo.
Conferma il vice presidente Natale Ferraro, che «il consiglio di amministrazione dell'Acquasanta è orientato ad accogliere la proposta formulata dalla società Fiorile s.r.l, che ha manifestato la volontà di gestire l'intero impianto, e di assumersi tutte le spese di conduzione per 40 anni». La società di Varazze, specializzata nella gestione di servizi assistenziali socio-rieducativi, si è impegnata a sborsare due milioni di euro nei primi tre anni di attività per ultimare le opere di restyling, completare arredi e allestimenti e lanciare una robusta campagna pubblicitaria, quanto mai opportuna dopo un «letargo» così lungo. Fiorile s.r.l dovrebbe aver superato sul filo di lana la concorrenza della società Biomedical. Ma, ad oggi, nessun contratto è stato ancora siglato, sebbene le trattative tra fondazione e Fiorile s.r.l. siano molto avanzate. Il tempo stringe. Il 31 dicembre 2006 scade la licenza edilizia: entro quella data la fondazione «Opere pie» dovrà essere in grado di esibire l'agibilità dei locali e il piano di rinascita delle terme. Altrimenti saranno dolori. Tutto l'impianto potrebbe finire sotto sequestro. Su questo punto, sono stati molto chiari i rappresentanti delle istituzioni intervenuti, a vario titolo, all'assemblea pubblica della scorsa settimana all'Acquasanta, per discutere sul futuro del complesso termale. Da Roberto Bruzzone, presidente del parlamentino VII Ponente, a Marco Durante, numero uno della comunità montana Argentea.
Il primo ha tuonato: «Entro fine anno le terme devono riaprire. C'è un accordo di programma preciso, da rispettare. Ci sono venti assunzioni in ballo, da garantire. Noi abbiamo fatto la nostra parte, anche la Provincia ha compiuto enormi sforzi in previsione dell'auspicata riapertura, allargando la viabilità di accesso all'impianto». Altrimenti, scatterà una richiesta di sequestro? «Sì», la risposta secca di Bruzzone. Sulla stessa lunghezza d'onda, Marco Durante, presidente della comunità montana Argentea: «Se entro quella data (31 dicembre 2006) non si riaprono le terme, noi come enti pubblici chiederemo il conto, chiedendo di porre sotto sequestro tutto il complesso».
Clio Ferrando, sindaco di Mele, aggiunge: «Il nostro Comune ha fatto abbattere i pontinetti proprio nell'ottica che le terme potessero ripartire; la Provincia si è molto prodigata nel migliorare la situazione delle strade che conducono all'Acquasanta. C'è una lettera del ministero della Salute che riconosce espressamente le proprietà terapeutiche delle acque della Cappelletta. Eppure stiamo ancora aspettando questa benedetta riapertura...».
Forse se ne saprà qualcosa di più all'inizio di novembre, quando la popolazione ha chiesto e ottenuto un nuovo appuntamento con la proprietà delle terme. «Ci faremo sentire», l'urlo di battaglia lanciato dai comitati.
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