Roma - Le barche allineate nel porto libico sono nitide come fossero distanti pochi metri. Invece, è un satellite a fotografarle da 600 chilometri nello spazio. Nella sala operativa dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) a Frascati le immagini scorrono sui video. Ecco nel canale tra Sicilia e Tunisia molte imbarcazioni in movimento sul mare. Quelle segnalate in rosso sono sospette: solo i satelliti ne denunciano la presenza, mancano informazioni ufficiali. Potrebbero essere «carrette del mare» affollate di clandestini. E queste foto sono preziose per ministeri dell’Interno e della Difesa, Guardia costiera, Guardia di finanza.
È anche così, attraverso l’occhio di satelliti capaci di vedere gusci di noce di 4 metri, che si seguono i flussi migratori nel Mediterraneo. Sono 11 i satelliti puntati sulle coste nordafricane: 6 radar (4 italiani) e 5 ottici. «La sorveglianza delle coste del Mediterraneo - spiega il vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani - è un esempio di collaborazione tra Stati membri, Esa e Commissione Europea. Nella gestione dell’emergenza immigrazione ci vuole una strategia complessiva, rinunciando agli egoismi nazionali. L’Italia non può essere lasciata sola, come Grecia, Malta, Spagna e Francia».
Mentre a Bruxelles la Commissione Europea approva il primo documento sulla politica spaziale, Tajani è a Frascati a presentarne gli obiettivi: rafforzare le infrastrutture spaziali dell’Ue, spingere sulla ricerca per eliminare la dipendenza tecnologica del Vecchio Continente, promuovere l’innovazione come motore della competitività europea. I fondi prevedono di arrivare a 18 satelliti nel 2019, ma Tajani punta a quota 24, forse anche 30.
«Oggi la copertura del Mediterraneo non è completa - spiega il direttore dell’Esa Volker Liebig - ma dal 2013 si aggiungeranno i satelliti europei radar Sentinel, (4 entro il 2016), che garantiranno ogni 5 giorni una sorveglianza completa della terra».
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