Economia

Ungheria a rischio, Draghi: "Banche al sicuro"

Il governo di Budapest: "Fallimento vicino". Le banche italiane non corrono rischi sistemici. Draghi: "Sono adeguatamente capitalizzate. Hanno un modello tradizionale di business e gestione del rischio". Anche Bruxelles rassicura: "Preoccupazioni esagerate"

Ungheria a rischio, Draghi: "Banche al sicuro"

Busan - Le banche italiane non corrono rischi sistemici dalla crisi ungherese. Ad assicuralo è proprio il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi parlando al termine del G20. Secondo il numero uno dell'istituto di via Nazionale, "le banche sono adeguatamente capitalizzate. Hanno un modello tradizionale di business e di gestione del rischio" che le mette al riparo. Il governatore ha poi citato fra i diversi fattori di forza anche "la supervisione".

L'Ue frena i timori Sono "esagerate" le voci su un rischio default per l’Ungheria. Il Commissario Ue agli Affari Economici Olli Rehn, spiega che il paese ha "seri problemi" nel risanare i suoi conti negli ultimi due anni ma che la sua economia è in fase di ripresa. "L’economia sta mostrando i primi segni di forza nel primo trimestre dell’anno - ha detto Rehn - perciò è ampiamente esagerato parlare di default dell’Ungheria". Il Ministro spagnolo dell’economia Elena Salgado ha ricordato che "il governo ungherese ha preso già delle precise misure per ridurre il loro deficit e credo che stiano facendo effetto".

La riforma delle banche Il G20 prosegue sugli impegni presi nella generale riforma del sistema bancario, precedentemente affidata al Comitato di Basilea che conta di presentare verso fine anno un pacchetto di proposte di ampio spettro, mentre sembra sfumare l’ipotesi di creare una nova tassa sul settore creditizio, perorata da alcuni stati ma che altri protagonisti dei lavori temevano potesse compromettere la stessa riforma. Questo il quadro emerso dal vertice di ministri finanziari e banchieri centrali chiuso oggi a Busan, in Corea del Sud, una riunione che doveva preparare il vertice di capi di Stato e di governo di fine giugno a Toronto, in Canada. Secondo il G20 delle finanze "è cruciale che le nostre autorità di vigilanza sulle banche sviluppino regole di patrimonializzaizone e liquidità sufficientemente rigorose, tali da consentire ai gruppi finanziari di assorbire le future fasi negative del sistema globale", recita il comunicato finale diffuso al termine del vertice di Busan.

Le regole di Basilea Proprio le regole su liquidità e patrimonilizzaizone sono due degli aspetti più cruciali su cui sta lavorando il Comitato di Basilea, che ha sede presso la Banca dei regolamenti internazionali, con quella che è stata battezzata riforme «Basilea III». In questo percorso si era poi inserita nei mesi scorsi un’altra proposta, indipendente dalla generale riforma, quella di creare una nuova tassa sul settore bancario, che avrebbe dovuto alimentare eventuali fondi anti crisi. Era sostenuta da alcuni, come Usa, Francia e altri paesi Ue, ma oggi è stata la stessa responsabile dell’economia francese, Christine Lagarde, a dover ammettere che non c’è stata concordia sulla proposta, peraltro non citata nel comunicato finale del G20. "Non ci saranno tutti all’appuntamento sulla tassa alle banche - ha affermato - ma speriamo di diventare più numerosi".

Canada, Brasile, Australia e India sarebbero tra i più contrari, in quanto le loro banche non sono state coinvolte direttamente nella tempesta degli anni scorsi e non vedono per quale motivo dovrebbero a loro volta pagarne le conseguenze.

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