Unicredit batte le stime del mercato e studia come far cassa con Pioneer

Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit, aveva già liquidato in assemblea come «non rilevante» l’esposizione del gruppo in titoli di Stato di Paesi in difficoltà. Ieri, presentando i dati del primo trimestre 2010, ha confermato il giudizio e ha precisato i numeri: il portafoglio di Unicredit è impegnato (al 31 marzo) per 1,646 miliardi verso i «Pigs», di cui 993 milioni in titoli della Grecia, 555 in titoli della Spagna, 32 in titoli del Portogallo e 66 dell’Irlanda. L’esposizione verso titoli di Stato italiani al 30 aprile è di 31,5 miliardi, di cui il 46% con scadenza a un anno. L’incontro con gli analisti è stato anche l’occasione per registrare lo stato dell’arte su Pioneer, la divisione di asset management del gruppo ormai considerata «in uscita». Profumo ha precisato ieri che «ogni opzione è possibile», e ha annunciato di aver affidato il mandato per la sua valorizzazione a Bofa Merrill Lynch e alla divisione Cib. «Che ci piaccia o no - ha detto Profumo - nell’asset management siamo cinquantatreesimi al mondo e diciassettesimi in Europa. Non siamo grandi abbastanza da massimizzare il valore della compagnia e dare un servizio ai clienti. In futuro questo business sarà di chi fornisce servizi di boutique o di grandi gruppi, noi siamo in mezzo; pensiamo che questo sia il momento giusto per iniziare un’analisi serena, non abbiamo pressioni dal punto di vista patrimoniale e abbiamo tutto il tempo e la capacità di decidere quale sia la migliore opzione. Siamo aperti a tutte le possibilità, con due paletti: massimizzare il valore del gruppo e, se andiamo con altri, costituire una nuova compagnia che sia “best in class”». Va ricordato che Pioneer gestisce attività per 185 miliardi di euro. Una valutazione indicativa - secondo i calcoli di un analista che preferisce rimanere anonimo - potrebbe attestarsi tra i 3,5 e i 4 miliardi.
Quanto al trimestre, i dati sono stati molto positivi, superiori alle aspettative: e anche in virtù di questo il titolo in Borsa ha vissuto una seduta brillante, chiudendo tuttavia con segno negativo (meno 0,31%) a 1,93 euro. Va ricordato che il 24 sarà staccato il dividendo di 3 centesimi riferito all’esercizio 2009 (pagamento il 27): quanto alla cedola relativa all’anno in corso, ieri Profumo ha detto che, dai dati del primo trimestre, la proiezione attuale è di una cedola analoga. Al 31 marzo il Core Tier 1 ratio di Unicredit, il principale indice di solidità patrimoniale, è sostanzialmente stabile all’8,45% rispetto all’8,47% di dicembre 2009. In aumento del 4,2% tuttavia le sofferenze, mentre calano gli accantonamenti sui crediti. Il gruppo ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 520 milioni, in crescita del 16,5% sul corrispondente periodo del 2009 e del 40,1% sul trimestre precedente.
Il dato è nettamente superiore al consensus degli analisti riportato sul sito dell’istituto, che indicava un utile di 342 milioni. Il margine di intermediazione si è attestato a 6,8 miliardi, con un incremento del 3,7%. Il risultato di gestione a 2,92 miliardi, in crescita del 6,9%. I costi operativi si sono attestati a 3,87 miliardi, con un rapporto costi/ricavi in miglioramento a 57%. Nel trimestre gli accantonamenti su crediti risultano in flessione a 1,79 miliardi, con un costo del rischio pari a 127 punti base.

La recente cessione della quota in Generali ha procurato a Unicredit una minusvalenza di 72 milioni. Il gruppo, infine, attraverso la controllata tedesca Hvb, ha presentato un’offerta vincolante per le filiali in Germania della svedese Seb.

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