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Unicredit, corsa al fotofinish Forse oggi l’erede di Profumo

Il presidente Dieter Rampl serra le fila dei grandi soci alla ricerca del nuovo assetto di vertice di Unicredit per il dopo Profumo. A poco più di un giorno dal consiglio di amministrazione della verità, convocato domani a Varsavia, la banca punta ora tutto su un avvicendamento interno: le redini del gruppo potrebbero essere affidate a Roberto Nicastro, uno dei quattro vice amministratore delegati del gruppo, ma restano alte anche le quotazioni di Federico Ghizzoni. In ogni caso, a meno di sorprese, il capo azienda sarà affiancato da uno (o due) direttori generali con deleghe forti.
La svolta è avvenuta ieri in un summit, durato fino a tarda ora, tra Rampl e alcuni componenti del comitato nomine, anche collegati in video conferenza: i vice presidenti Fabrizio Palenzona e Luigi Castelletti, alfieri rispettivamente della Fondazione Crt e di Cariverona si sono trattenuti in sede fino a tarda sera; quando ha lasciato la banca anche Nicastro.
Il bandolo della matassa potrebbe essere definitivamente individuato oggi, anche se restano da chiarire le deleghe e i ruoli. Tanto che, a meno di improvvise accelerazioni, il comitato governance di Unicredit si riunirà solo all’ultimo istante: forse nella mattinata di domani, appena in tempo per il consiglio di amministrazione del pomeriggio. Nel corso della giornata c’era stato, da parte di alcuni soci, il tentativo di spingere sulla poltrona di amministratore delegato di Piazza Cordusio Enrico Cucchiani. A tarda ora il plenipotenziario di Allianz in Italia, che siede nel cda di Unicredit, ha però manifestato la sua «assoluta indisponibilità» a candidarsi, mettendo così a tacere le voci che si erano rincorse nel pomeriggio. La tensione, tuttavia, è in aumento: sia il governo sia Bankitalia stanno facendo pressione affinché Unicredit individui un capo azienda capace di garantirne il futuro, a dispetto della tentazione, che serpeggerebbe tra alcuni soci, di dividere le attività italiane da quelle tedesche. Se Unicredit introdurrà la figura del direttore generale, il comitato governance dovrà modificare l’assetto di comando: la direzione generale, per cui è in corsa lo stesso Ghizzoni, potrebbe essere «sdoppiata», coinvolgendo anche Paolo Fiorentino. L’idea è quella di dotare il gruppo di una gestione più collegiale con il cda. Una richiesta che qualcuno degli azionisti aveva già sollecitato all’epoca delle frizioni sulla Banca Unica e della scelta del country chairman.

L’assetto definitivo dipende dall’esito dei contatti tra i grandi soci: il presidente della Fondazione Crt, Andrea Comba, ha ribadito pieno sostegno al cda di Unicredit, auspicando «un rafforzamento» della capacità competitiva della banca, «con un conseguente ritorno a un più elevato livello di redditività e a una più adeguata quotazione in Borsa»: ieri, in una giornata fiacca per i bancari, Unicredit ha ceduto l’1 per cento. I vertici di Piazza Cordusio hanno intanto esposto ai dirigenti l’avanzamento del riassetto legato alla Banca Unica, mentre oggi riparte la trattativa sugli esuberi con i sindacati.

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