Economia

Unicredit, ecco il «bancone» tedesco Ghizzoni ridisegna la mappa Pioneer

Unicredit vara il riassetto in Germania, sul modello di quanto accaduto in Italia con il «Bancone», e studia una «nuova» Pioneer. L’amministratore delegato Federico Ghizzoni avrebbe infatti deciso di mettere mano alla struttura del gruppo del risparmio gestito acquistato nell’era Profumo. Il progetto, su cui Piazza Cordusio sta lavorando, ha l’obiettivo di concentrare Pioneer sulla crescita organica e di ridisegnarne la mappa internazionale, aggredendo nuovi mercati e cancellando le caselle non strategiche. A partire dalla Russia che Pioneer potrebbe presto non presidiare più direttamente: a oggi è attivo un ufficio a Mosca con una decina di professionisti e 32,1 milioni di euro di masse in gestione.
Una goccia nel mare rispetto ai 187 miliardi su cui siede Pioneer ma che, insieme al possibile sacrificio di altri presidi «periferici», potrebbe comporre una mosaico di micro-cessioni o di chiusure pensate per ridare smalto all’azione della sgr. Unicredit continuerebbe inoltre a vendere i prodotti Pioneer attraverso la rete della propria controllata russa. Il Paese ex sovietico, infatti, «resta un mercato strategico» ha sottolineato Piazza Cordusio, precisando che Pioneer sta valutando alcune «opzioni strategiche», ma al momento non sono state prese decisioni sulla sorte delle attività in Russia.
Il riassetto nel risparmio gestito è comunque da leggere alla luce del piano industriale di Unicredit così come la mossa in Germania, dove saranno scorporate da Hvb e accorpate in un’unica società con sede a Monaco (Unicredit Global Business Services, 3mila i dipendenti) le attività dei servizi, degli acquisti e dei sistemi informatici. Il progetto, battezzato «All4Quality» dopo il «One4C» italiano, lascia invece in capo all’Hvb le attività bancarie e prevede una crescita annua della produttività tra il 3 e il 5%.
Il passo decisivo resta comunque il nuovo piano industriale, dove Ghizzoni dovrà spiegare alla Borsa come farà a saltare l’ostacolo di Basilea III. Il gruppo finora ha spinto il Core tier one oltre il 9% tramite la crescita organica, ma molto dipenderà da quali saranno i requisiti patrimoniali richiesti alle cosiddette «banche sistemiche». Ghizzoni ha promesso che non metterà le mani nelle tasche dei soci dopo la maxi-ricapitalizzazione decisa da Profumo al culmine della crisi subprime, ma ricorerà ad operazioni di «capital management», in sostanza cessioni o la quotazione di controllate.

Ieri in Piazza Affari, il titolo ha prima strappato al rialzo, complice la fine del regine di Gheddafi (la Libia è grande azionista della banca), poi ha chiuso piatto (-0,11%).

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