Unicredit, Ghizzoni nega l’aumento Ma per gli analisti servono 4 miliardi

Federico Ghizzoni ha ribadito che non metterà le mani nelle tasche dei soci perché Unicredit ha un patrimonio in termini di Core Tier One già capiente rispetto a Basilea III, in «anticipo di 7-8 anni» sulla scadenza. Per alcuni analisti non accodarsi all’attesa ondata di ricapitalizzazioni, auspicata sia da Bankitalia sia dal Tesoro, rappresenta però un errore strategico per molte banche. A partire da Unicredit che corre il rischio di «non disporre dei mezzi necessari per accompagnare la ripresa dell’economia in Italia e nei Paesi dell’Est Europa dove è radicato», sottolineano gli esperti di una sala operativa milanese, ieri al lavoro per calcolare l’impatto della probabile ricapitalizzazione di Intesa prima della riapertura della Borsa.
La banca guidata da Corrado Passera dovrebbe chiedere al mercato 5 miliardi, così da portare il core Tier One oltre l’8% anche con Basilea III. L’operazione sarà sul tavolo dei consigli martedì insieme al nuovo piano industriale. Le fondazioni azioniste, che complessivamente detengono il 25% di Ca de’ Sass, dovranno sborsare 1,25 miliardi: Cariplo potrebbe arrotondare al 5%, rimanendo comunque dietro la Compagnia di Sanpaolo (10% circa). É possibile poi che gli Enti approntino un sistema, magari una newco, per rilevare l’inoptato di soci come il Crédit Agricole, considerato in uscita anche per rispettare, seppur con anni di ritardo, il verdetto dell’Antitrust. La stessa esigenza potrebbe porsi verso la Carlo Tassara (2,5%)e le Generali (4,9%) che non hanno più legami industriali con Intesa. Molto dipenderà dal prezzo dell’aumento: gli analisti si attendono uno sconto prossimo al 35%, con un effetto diluitivo sull’utile netto pari al 15-20%.
Secondo alcuni studi a Unicredit, sebbene non abbia l’acqua alla gola, serviranno invece altri 3-4 miliardi. Più complicata la situazione del Monte Paschi che, malgrado le smentite e la ritrosia della Fondazione Mps davanti alla prospettiva di perdere la maggioranza, deve trovare 2 miliardi per restituire i Tremonti Bond (oggi il Core Tier One è al 7,9%). Ecco perché nelle Sim c’è la convinzione che sia controproducente procastinare gli aumenti, anche perché c’è il rischio che il mercato inizi a penalizzare gli istituti puntellati dai T-Bond: oltre alla stesso Mps, Bipiemme, Credito Valtellinese e Banco Popolare. Verona è stata la prima a chiedere soldi ai soci (per coprire la voragine di Italease) ma dopo l’aumento varato dalla già solida Ubi Banca tutto lascia supporre che la cura d’urto proseguirà.

Bankitalia calcola che nelle casse del sistema bancario manchino dai 12 ai 40 miliardi. Senza questo denaro gli istituti sarebbero costretti a ridurre drasticamente gli impieghi a famiglie e imprese, con un impatto sul pil che potrebbe toccare il 13 per cento.

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