Unicredit guarda agli aiuti per un futuro più sicuro

Unicredit ribadisce l’interesse agli aiuti di Stato per fronteggiare l’attuale momento di crisi. In un’intervista a Davos al quotidiano tedesco Handelsblatt l’amministratore delegato Alessandro Profumo ha detto di pensare ad «aiuti di stato per eventi imprevedibili». E in particolare ha citato l’Austria come uno dei Paesi in cui Piazza Cordusio potrebbe ricorrere al sostegno statale «a causa dei rischi con gli stati confinanti dell’Europa dell’Est» mentre fonti vicine all’istituto hanno poi precisato di «non escludere un possibile ricorso ad aiuti di Stato anche in Italia e Polonia». Per quanto riguarda il nostro Paese si tratta di un’apertura implicita di Profumo ai Tremonti-bond.
Ma il numero uno di Unicredit è andato oltre e nell’intervista ha accennato alla solidità patrimoniale del gruppo. L’obiettivo di un Core Tier 1 al 6,7%, ha spiegato, «basta per tempi normali. Potremmo aver bisogno però di un cuscinetto sul capitale per eventi imprevedibili. Per questo serve attendere il momento giusto».
Sul fronte della ricapitalizzazione l’istituto milanese ha intanto diffuso i risultati dell’aumento di capitale concluso venerdì che ha visto confermate le previsioni di un’adesione quasi nulla: pari allo 0,48% dell’offerta. C’è ora l’impegno di Mediobanca a sottoscrivere le azioni corrispondenti ai diritti di opzione che non verranno esercitati, da porre poi al servizio di strumenti convertibili (cashes) per 3 miliardi da collocare ai soci e agli altri investitori che li hanno già prenotati.
Nel frattempo a livello di governance - cioè di regole e assetti al vertice della società - sono entrate nel vivo le manovre per il rinnovo del cda in vista dell’assemblea del 29 aprile. Da quanto si è appreso resta sul tavolo delle fondazioni Cariverona, Crt e Carimonte l’ipotesi di un cambio al vertice con l’uscita del presidente tedesco Dieter Rampl per far spazio a un nome italiano.
I tre enti stanno verificando se organizzare lunedì prossimo, a Milano o a Verona, un nuovo incontro fra i loro presidenti con un occhio al consiglio del 12 febbraio, data indicata dal comitato governance di Piazza Cordusio per arrivare, in tempi stretti, a quella che era stata definita «una proposta condivisa» sul nuovo consiglio.

Ora l’idea è che per quella scadenza possa essere pronta l’architettura con i nuovi pesi all’interno del board per far spazio ai soci libici, probabilmente a spese dei tedeschi, e non una lista definitiva coi nomi dei candidati da proporre in assemblea.

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