Unicredit bussa al mercato con lobiettivo di sfruttare i bassi tassi di interesse per crearsi una riserva di patrimonio. In cantiere cè un prestito obbligazionario perpetuo valido per il conteggio del «Tier 1», uno dei principali indici che misurano la solidità delle banche: i lavori sono in corso ma si parla di un importo di oltre 500 milioni. Una cifra considerevole, soprattutto dopo i circa sette miliardi raccolti da Unicredit con gli aumenti di capitale degli ultimi due anni, ma non molto rispetto alle dimensioni della superbanca. Tanto che, anche se il prestito toccasse il miliardo, inciderebbe marginalmente (0,18%) rispetto ai 550 miliardi di attivi ponderati per il rischio in pancia al gruppo. Da qui la convinzione degli analisti che la mossa non sia da collegare allattesa per gli «stress test», anche perché i mercati guardano soprattutto al Core Tier 1, un parametro molto più stringente del Tier 1. Secondo gli esperti di alcune sim milanesi laspetto centrale è tuttavia il tentativo di Alessandro Profumo di giocare danticipo sulla roulette di Basilea 3: se il nuovo quadro regolatorio, oggi quantomai appannato, permetterà di sfruttare i bond Tier 1 per rafforzare i ratio patrimoniali, Piazza Cordusio si troverà avvantaggiata. Tutto questo utilizzando una «fiche» dal costo modesto: il prestito dovrebbe infatti proporre una cedola vicina al 9%, più generosa rispetto a quella che dovrebbe riconoscere Unicredit (che è «AA3» sulla pagella di Moodys) per unobbligazione tradizionale ma comunque sostenibile per il gruppo. Anche perché, da quanto trapela dai documenti mostrati agli investitori istituzionali dalle banche incaricate del collocamento (loperazione sarebbe in mano a Crédit Suisse e Jp Morgan), Unicredit ha già puntellato il prospetto informativo con una serie di clausole. A partire da quella con cui si riserva il diritto di rimborsare il prestito anche prima della prima finestra valida (in gergo «call») fissata per il 2020 nel caso in cui Basilea 3 non considerasse più questi strumenti per il conteggio del patrimonio di base. Altre clausole permettono invece alla banca di sospendere la cedola. Unicredit (+1% ieri in Piazza Affari) ha peraltro due prestiti Tier 1, per un miliardo, su cui scadrà la call in ottobre e quindi potrebbe sfruttare il bond in cantiere per un parziale rimborso.
Una mossa, insomma, a costo quasi zero, non distante da quella con cui qualche mese fa Ubi Banca ha deciso di non «richiamare» un bond perpetuo alla prima occasione utile, e che - secondo gli analisti - potrebbe essere imitata da altri big del Paese; a partire da Intesa Sanpaolo.