Unicredit vende il 9% di Mediobanca

In corsa restano la cordata francese, Mediolanum, Fininvest, Benetton e la tedesca Sal Oppenheim

da Milano

La rete industriale gettata verso Cattolica Assicurazioni esclude Popolare Vicenza dalla lotteria avviata dai grandi soci di Mediobanca per redistribuire il 9,4% ceduto da Unicredit per rispettare i paletti posti dall’Antitrust all’integrazione con Capitalia. A lasciare Gianni Zonin fuori dal portone di Piazzetta Cuccia, è stata la stessa Authority presieduta da Antonio Catricalà con la conseguenza di ammettere al riassetto solamente Mediolanum, Fininvest, i Benetton, la tedesca Sal Oppenheim e la compagine francese guidata dal finanziere Vincent Bollorè.
L’operazione, che sarà questa mattina al vaglio dell’assemblea del patto di Piazzetta Cuccia insieme alla bozza sulla governance duale inviata da Bankitalia, vedrà questi ultimi rilevare complessivamente da Unicredit il 7,39% di Mediobanca. Il restante 2%, inizialmente destinato a Popolare Vicenza, sarà «parcheggiato» presso una banca d’affari internazionale tramite un derivato: probabilmente un contratto swap ma Piazza Cordusio non potrà «richiamare» la quota. La discesa nel capitale di Mediobanca si tradurrà in quasi un miliardo di incasso per la superbanca di Alessandro Profumo (15,85 euro per azione) che rimarrà, comunque, il primo socio della merchant bank di Cesare Geronzi. Una riformulazione dello schema per collocare il pacchetto non è neppure arrivato all’Antitrust e Catricalà ha detto di essere ancora in attesa delle proposte Unicredit. Oltre il muro dell’ufficialità c’è però la preoccupazione dell’Antitrust per la rilevanza delle alleanze stabilite da Popolare Vicenza con Cattolica. Malgrado sia retta da uno statuto cooperativo la compagnia veronese è infatti la quinta realtà assicurativa del Paese con una capitalizzazione di Borsa da 1,8 miliardi. Dimensioni in contrasto con la clausola posta dall’Authority per impedire che il pacchetto Unicredit finisse a società attive nell’assicurativo o nell’investment banking. La controllata vicentina Nord Est Merchant non sarebbe stata un problema; non così Cattolica, soprattutto in considerazione del forte legame azionario (con il 12,3% Vicenza è il primo socio di Verona davanti alla spagnola Mapfre) peraltro cementato dal fatto che Zonin siede nel board insieme al condirettore generale Samuele Sorato. Senza considerare le iniziative comuni nella bancassurance, nella previdenza integrativa e nell’asset management come suggello dell’alleanza. La cooperativa di Zonin avrebbe spiegato all’Antitrust di non essere disposta a rinunciare a questi asset sottolineandone la natura distributiva. Da qui l’incompatibilità con i paletti Antitrust e quindi l’esclusione. Accolta a Vicenza in un clima intriso di dispiacere per l’impossibilità di completare un investimento ritenuto «strategico».

Anche se non è escluso che Zonin non accetterà di rinunciare definitivamente al progetto Mediobanca. Magari tentando in prospettiva l’ingresso in Piazzetta Cuccia passando dal mercato, in attesa che si aprano le porte del patto.

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