Un'impresa su tre denuncia furti su internet o nei negozi

Il 36% nell'ultimo anno vittima di frodi e attacchi informatici. L'Ai divide tra opportunità e rischi. Allarme baby gang

Un'impresa su tre denuncia furti su internet o nei negozi
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Oltre un impresa su tre è stata vittima di frodi e attacchi informatici. Dalla rete alla strada, sempre un terzo degli intervistati ha subito direttamente o è a conoscenza di furti negli esercizi commerciali. Sono i risultati dell'indagine 2025 sulla sicurezza del territorio e nei sistemi informatici delle piccole e medie imprese «nell'era dell'intelligenza artificiale» realizzata da Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza in occasione della 12esima edizione della Giornata nazionale «Legalità, ci piace!». All'indagine hanno partecipato 404 imprese, l'83% fino a 9 addetti. I settori prevalenti: negozi non alimentari (23%), servizi (14%), agenti e rappresentanti (12%) ristorazione (11%). Il 71% delle risposte da Milano e area metropolitana, il 18% da Monza Brianza, il 3% da Lodi. Partendo dalle insidie della rete, ben il 37% degli imprenditori dichiara di essere stato vittima di frodi. Il furto di credenziali, dati o denaro per aver «cliccato» su un link ricevuto via mail o sms è il caso più frequente, seguito (22%) dal blocco del sistema con richiesta di riscatto, dall'intrusione con furto di credenziali (19%) e phishing (12%, un «inganno» in rete). Come si riduce il rischio? Per il 62% attivando e tenendo sempre aggiornati dei validi programmi antivirus, per il 45% cambiando spesso la password. L'Ai per ora divide: per 6 su dieci (63%) è allo stesso un'opportunità ma anche una potenziale minaccia, per il 15% principalmente opportunità e il 22% teme solo rischi. Il 57,5% delle imprese che la usa lo fa per migliorare i processi aziendali.

Passando alla percezione della sicurezza su strada, la prima insidia sono i furti negli esercizi commerciali (31,2%), degrado e insicurezza con i negozi sfitti (30,2%), atti vandalici (28,5%) e scippi-borseggi (28%). A Milano città, senza l'hinterland, prevalgono scippi e borseggi (45%), furti (32%) e atti vandalici (30%). E passando all'esperienza diretta di crimini, subita dall'imprenditore o dai collaboratori, per il 50,2% dei titolari che hanno risposto all'indagine, il 21,3% è stata vittima nell'ultimo anno di furti, il 17,3% di atti vandalici, il 9,9% di truffe, l'8,7% di scippi e borseggi e nel 6,4% di furti da parte di clienti. Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli sottolinea che «rispetto al passato c'è maggiore propensione a denunciare, ottimo segnale a cui ha contribuito certo il governo Meloni, denunciare è un sintomo di fiducia nello Stato e nelle sue possibilità di intervento». Tra le priorità su cui «bisogna intervenire a livello locale c'è il fenomeno delle baby gang e malamovida». Il questore Bruno Megale spiega che a Milano «il cambiamento è talmente veloce che abbiamo un orizzonte che non ci consente di fare previsioni superiori a un anno» per pianificare interventi di sicurezza.

C'è anche «una movida ormai h24 e la presenza di turisti facoltosi che attirano persone dedite a reati predatori». Fabio Moroni, consigliere di Confcommercio Milano, rimarca «l'aumento dei furti nei negozi, il 30% ha segnalato casi, sono in parte dovuti a criminalità organizzata, baby gang, molti a disagio sociale e povertà».

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