Potere e buffoni: antica coppia che accompagna la storia della nostra civiltà. Coppia di fatto e di diritto, di cui non si dovrebbe neppure perdere un minuto per ragionare sul suo significato e sulla sua utilità per una società che vive nel sentimento della libertà. Si perde molto più di un minuto a discutere di quella coppia quando cè qualcosa che in essa non funziona, quando si attribuisce ad essa un compito che non ha né di diritto, né di fatto, quando si vorrebbe che fosse quello che non può essere, pena il suo dissolvimento.
Leggo su Liberazione che una caratteristica delle dittature è quella di chiamare i propri critici «terroristi». Una affermazione in cui poco è linteresse per la storia, tanto è il bisogno di trovare un modo per replicare allOsservatore Romano che aveva intravisto una rischiosa deriva terroristica nelle volgarità proclamate da un «buffone» durante una festosa celebrazione romana del 1° maggio. La vicenda è arcinota, ma le ambiguità, i fraintendimenti o le volute mistificazioni, con cui si considera la coppia «potere e buffoni», sono vecchie e da noi sempre attuali, almeno dallanno fatidico 1994, primo governo Berlusconi.
È più che umano che il quotidiano della Rifondazione comunista voglia mettere una pietra sul passato per ricominciare da capo, per rifondare il comunismo. È, appunto, umano, ma la storia ci dice delle cose che un popolo libero non deve dimenticare. La più grande dittatura del Novecento (considerata tale per la sua durata, per lestensione geografica e per il numero di vittime disseminate ovunque), cioè la dittatura comunista dellUnione Sovietica, ha finanziato il terrorismo internazionale e ha annientato dentro i propri confini la religione. E questo, soltanto per cominciare a far fuori i propri critici. Poi, il regime sovietico finanzia un giornale satirico, Cocodrile, che usa come frusta del proprio potere per mettere alla berlina chi ostacola la marcia trionfale dei soviet. Quando la berlina della satira non raggiunge i suoi scopi, cioè il silenzio e linterdizione del bersaglio, si spedisce il malcapitato in un gulag siberiano.
E proprio così funziona da noi, almeno dal 1994, la coppia potere-buffone. Nessuno prende la via del gulag o viene trucidato nelle cantine di una prigione, ma il principio di interdizione, di ridicolizzazione, di umiliazione dellavversario è sempre lo stesso, come è sempre lo stesso lavversario. Chi è lavversario? È chi si oppone, o semplicemente non si adegua, allestablishment culturale giornalistico messo in piedi dalla sinistra. Non è forse quel conformismo culturale che ha contestato la Chiesa attraverso un buffone durante una festa che è diventata lapoteosi del conformismo di sinistra, dove i giovani conformisti di sinistra riescono a intonare Bella ciao ondeggiando le braccia al cielo con lo stesso spirito con cui io cantavo cinquantanni fa Lo sai che i papaveri son alti alti alti, muovendo le mani per segnare il tempo come fa un direttore dorchestra? Non è forse quel conformismo culturale rassicurante e avvolgente, che adegua allestablishment della sinistra tutti i buffoni dItalia, trasformandoli in zelanti funzionari di partito?
Si vuole ottundere il diritto di critica, denunciano in coro i guardiani della democrazia rivolgendosi a chi vorrebbe continuare a vivere nella democrazia che non intende rifondare il comunismo, né partecipare al banchetto conformista della sinistra naturalmente democratica. Si osservi la stampa che fa opinione: si genuflette di fronte a qualsiasi religioso che si distingue dalle posizioni del Vaticano, ma se un laico non si allinea al laicismo conformista viene, secondo i casi, demonizzato o spernacchiato.
Stefano Zecchi
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.