Unione nel caos sulle convivenze E il governo prova ad accelerare

Ministri al lavoro sul testo del ddl. La diessina Finocchiaro: deve occuparsene il Parlamento

da Roma

Prodi vorrebbe accelerare sulle unioni di fatto: varare in fretta un ddl di mediazione, e togliersi la patata bollente dal tavolo. Il continuo bombardamento dei vescovi sta diventando imbarazzante per il governo, e sta alzando il livello di fibrillazione nella maggioranza.
Inseguito dai Pacs fino ad Addis Abeba, il premier cerca di mandare messaggi rassicuranti alla Chiesa cattolico-romana, dopo il richiamo del presidente Napolitano: «Ma figuriamoci, io mi sono sempre posto questo problema (quello di tener conto del punto di vista papale sulle leggi dello Stato, ndr). Me lo sono sempre posto fino in fondo e l’ho sempre avuto presente ogni volta che abbiamo toccato questo problema. Quindi non cesserò di averlo presente in futuro». Intanto a Roma per tutta la giornata di ieri si è assistito a un frenetico via vai di ministri, impegnati a trattare sul testo del ddl. Prima si sono incontrate Rosy Bindi e Barbara Pollastrini (titolari del provvedimento, ma in disaccordo tra loro), e in Parlamento è rimbalzata la notizia che si era ancora in alto mare. Poi le due si son viste con Giuliano Amato, che funge da mediatore quando nell’esecutivo scoppia un dilemma «etico». Ma l’intesa ancora non c’è, ha lasciato intendere la Bindi ieri sera ai deputati dell’Ulivo riuniti in assemblea.
E anche dal ministero della Pollastrini lasciano intendere che prima del Consiglio dei ministri del 9 febbraio non ci sarà un testo. Oggi alla Camera si voteranno le mozioni sul tema: appuntamento a rischio, per il quale sono stati mobilitati parlamentari e ministri «senza eccezione alcuna». L’Ulivo punta a far convergere tutta la maggioranza (ad eccezione dell’Udeur, che non ci sta) sul proprio testo, che ricalca pari pari il programma. «Se passa un’altra mozione, salta il punto d’equilibrio che stiamo cercando nel governo e ci sarà impossibile varare un ddl», ha avvertito la Bindi, rivolta ai deputati ds e Margherita.
Il mediatore Amato ieri ha detto come la pensa, intervistato da Radio Radicale, lasciando intendere che nel provvedimento governativo non ci sarà alcun riconoscimento delle unioni civili: «Anch’io, come moltissimi nel centrosinistra, sono contrario alle “parafamiglie” di serie B», spiega il ministro degli Interni. «Ma ci sono troppe bocche aperte sui Pacs, siamo inondati di dichiarazioni quasi tutte pregiudiziali, soprattutto di chi è contrario: forse, prima di parlare, sarebbe meglio guardare le carte». Nel mirino c’è innanzitutto Clemente Mastella, che però non ha alcuna intenzione di recedere: «Se vengo posto nella condizione di dire “sei al governo e devi votare”, mi dimetto domani».
E sono in molti, nel centrosinistra e soprattutto in casa ds, a dire oggi a mezza bocca che «Mastella ha ragione, il governo non doveva mettersi di mezzo in questa vicenda». È quel che pensa ad esempio la capogruppo dell’Ulivo al Senato Anna Finocchiaro, convinta che se la materia fosse stata lasciata un normale iter parlamentare (che era già stato incardinato nella commissione Giustizia presieduta da Cesare Salvi a Palazzo Madama) le pressioni delle gerarchie vaticane sarebbero state meno forsennate, e soprattutto che i voti «laici» della Cdl avrebbero compensato le defezioni cattoliche nel centrosinistra, rendendo possibile una maggioranza pro-unioni civili.

Da Forza Italia c’è chi sostiene la stessa tesi: «Se è il governo a presentare il testo, per noi che pure siamo a favore dei Pacs diventa molto difficile votarlo. E dire che dentro Fi sono veramente pochi a essere contrari...», spiega Benedetto Della Vedova.

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